moti del 1830-31

Ondata di insurrezioni che si propagò per l’Europa nel biennio 1830-31. I moti iniziarono nel 1830 con la rivoluzione di luglio in Francia, provocata dalla politica reazionaria del re Carlo X e del ministro Polignac. Il parlamento parigino si oppose all’editto delle quattro ordinanze, che ne ordinava lo scioglimento e, appoggiato da un moto popolare, in tre “giornate gloriose” costrinse all’esilio Carlo X e proclamò Luigi Filippo d’Orléans “re dei francesi, per volontà della nazione” (non, secondo la tradizione, re di Francia per grazia di Dio). La vittoria della rivoluzione parigina e la dichiarazione francese del principio di non intervento, in opposizione al principio d’intervento della Santa Alleanza, stimolò la diffusione di moti in altri paesi. In Belgio un movimento di cattolici liberali rivendicò e, grazie al sostegno francese, ottenne l’indipendenza dal Regno dei Paesi Bassi, retto dalla dinastia olandese e calvinista degli Orange-Nassau. Fu così fondato il Regno del Belgio, assegnato a Leopoldo di Sassonia-Coburgo. Non ebbe successo, invece, il moto polacco per l’indipendenza dalla Russia, che non ricevette il sostegno della lontana Francia. Non ottenne sostegno francese e fallì anche il moto che scoppiò nel 1831 nell’Italia centrale. Esso era stato progettato dal duca di Modena Francesco IV d’Este, che coltivava l’ambizione di espandere i propri territori, e dalla carboneria modenese capeggiata da Ciro Menotti. Scoppiato nonostante il voltafaccia di Francesco IV, che per timore della repressione austriaca aveva fatto arrestare Ciro Menotti, il moto coinvolse, oltre a Modena e Reggio, le legazioni emiliane e marchigiane dello Stato Pontificio e il ducato di Parma e Piacenza. Il governo provvisorio delle Province Unite, in realtà divise da rivalità di campanile, fu represso dalle truppe austriache del generale Frimont.