alfabetizzazione

Trasmissione della capacità di comprendere la scrittura, o, in senso più ampio, dell’istruzione di base (“leggere, scrivere e far di conto”). Dall’antichità all’età moderna l’accesso alla scrittura fu, in ogni civiltà, il privilegio di una fascia ristretta della popolazione. Nel XVIII secolo l’Illuminismo auspicò l’estensione universale dell’istruzione di base come condizione per il progresso economico, sociale e politico. Il dispotismo illuminato realizzò le prime leggi sull’obbligo scolastico, con Federico II di Prussia (1763) e Maria Teresa d’Austria (1774). Il principio dell’alfabetizzazione di massa fu ribadito dalla Rivoluzione francese e dal pensiero democratico ottocentesco, in nome degli ideali dell’emancipazione sociale e politica dei popoli. Dalle enunciazioni di principio si passò alle realizzazioni nel XIX secolo, quando l’alfabetizzazione di massa divenne un’esigenza economica del nuovo sistema industriale, che ebbe un crescente bisogno di manodopera fornita dell’istruzione di base. L’alfabetizzazione raggiunse nel XX secolo numerosi paesi socialmente arretrati, spesso a opera di governi rivoluzionari, come quelli bolscevico in Unione Sovietica e castrista a Cuba. La diffusione dell’istruzione nei paesi che conservavano un elevato tasso di analfabetismo fu un obiettivo centrale dell’ONU, che istituì a tal fine l’UNESCO. L’alfabetizzazione è un processo complesso, che non coinvolge soltanto le strutture scolastiche tradizionali, rivolte prevalentemente a un’utenza infantile e giovanile, ma anche gli enti e i centri preposti all’istruzione degli adulti e, ultimamente, degli immigrati. Nel 2000, con lo scopo di valutare periodicamente il grado di istruzione degli adolescenti in procinto di concludere la scuola dell’obbligo nei principali paesi industrializzati, l’OCSE promosse l’istituzione del Programma per la valutazione internazionale dello studente (PISA).