Pietro I

(Mosca 1672, † San Pietroburgo 1725). Zar di Russia dal 1682 al 1725. Della dinastia dei Romanov. Dopo un periodo di torbidi seguito alla morte dello zar Fëdor Alekseevic, salì al trono insieme al fratellastro Ivan, debole di intelletto, sotto la reggenza della sorella granduchessa Sofia. Nel 1689 si liberò con la forza della tutela di quest’ultima e assunse il potere assoluto. Iniziò allora una politica di occidentalizzazione forzata dello stato e della società russi, che ebbe lo scopo di rafforzare la posizione militare e politica dell’impero e segnò profondamente lo sviluppo del paese. Compiuto un lungo viaggio di istruzione tecnica e amministrativa in Prussia, Olanda e Inghilterra (1797-98), iniziò un’intensa attività di riforma di ogni settore della vita russa sullo sfondo di un costante stato di guerra con l’impero turco e con la Svezia, che bloccavano l’accesso dell’impero alle comunicazioni marittime. Dopo aver conquistato contro i turchi il porto di Azov sul Mar Nero (1696), Pietro I perse nuovamente questo importante sbocco al mare nel 1711 in seguito alla sconfitta sul fiume Pruth. Con la monarchia svedese le ostilità durarono dal 1700 al 1721 (Grande guerra del Nord): la vittoria russa a Poltava nel 1709 pose le basi per un decisivo aumento del potere russo nell’area baltica. Strumento di questa sorprendente e rapida affermazione contro la Svezia e primo tangibile effetto della europeizzazione perseguita da Pietro I fu la flotta, che divenne la più forte del Mar Baltico con 32 unità di linea, 16 fregate e 240.000 uomini di equipaggio. Gli effettivi dell’esercito di terra furono quintuplicati e vennero addestrati e disposti sul terreno secondo le più recenti tecniche occidentali. Il rafforzamento dell’apparato bellico si accompagnò a uno sforzo complessivo per riorganizzare secondo criteri di efficienza e razionalità tutte le dimensioni della vita russa. Il modello del cameralismo tedesco e svedese guidò Pietro I nelle sue riforme verso uno “stato regolato” (regulyarstvo). Simbolo delle riforme pietrine e dell’orientamento antitradizionalista e filo-occidentale fu la fondazione della nuova capitale San Pietroburgo alle foci della Neva sul Mar Baltico (1703). Con altissimi costi economici e umani, Pietro I creò dal nulla una città moderna secondo i canoni dell’urbanistica contemporanea francese e olandese. L’amministrazione dello stato fu radicalmente riformata. Fu creato un senato (1711); i tradizionali dipartimenti dalle competenze confuse e dalla scarsa efficienza furono sostituiti da collegi con attribuzioni funzionali precise nei quali le decisioni erano assunte collettivamente. Codici dettagliati, il più importante dei quali fu il Regolamento generale del 1720, fissarono le norme di comportamento della burocrazia russa. Il governo locale e delle città fu ugualmente trasformato secondo i princìpi cameralistici dello “stato ben amministrato”. Anche il governo della chiesa ortodossa fu riformato e sottoposto al controllo di un santo sinodo in parte laico e in parte ecclesiastico. A queste riforme istituzionali Pietro I accostò un tentativo sistematico di mutare la struttura sociale del paese, imponendo in diversi modi a ciascuna classe sociale l’adempimento di un servizio allo stato. Il servizio militare fu reso obbligatorio e permanente per i nobili; Pietro I tentò di anche di imporre l’istruzione tecnica e l’alfabetizzazione a una nobiltà tradizionalmente rozza e ignorante. Con le Tavole dei ranghi (1722) egli introdusse un sistema di gerarchia sociale, ispirato al modello prussiano, danese e svedese, per cui tutte le cariche a corte, nell’esercito e nella burocrazia vennero divise in 14 livelli paralleli e corrispondenti: il servizio statale permetteva di raggiungere i livelli che attribuivano il rango nobiliare personale e quello ereditabile dai discendenti. Tutti dovevano incominciare la loro carriera dall’ultimo livello. Pietro I legò quindi il prestigio sociale al servizio dello stato, privilegiando comunque l’alta nobiltà di sangue. Tutte le classi sociali, ma soprattutto le masse dei servi-contadini, furono sottoposte a un forte incremento della pressione fiscale. L’introduzione della capitazione comportò la realizzazione di un censimento (iniziato nel 1718) che accrebbe il controllo statale sulla popolazione. Il sistema servile fu ampliato e rafforzato anche con l’introduzione del passaporto interno. Lo stato si assunse il compito di stimolare la produzione economica, avviando opere pubbliche come la canalizzazione sistematica, e con la concessione di monopoli e protezione doganale alle manifatture di interesse bellico e alla produzione di articoli di lusso. Con l’istituzione di collegi delle miniere, delle manifatture e dei commerci, si cercò infine di sostituire con la burocrazia una classe imprenditoriale quasi inesistente. Pietro I aveva chiaro che le riforme militari, amministrative, sociali, economico-finanziarie non avrebbero permesso l’aggancio della Russia all’Occidente europeo se anche il livello culturale non si fosse adeguato alle nuove esigenze. La riforma del calendario (il sistema bizantino fu abbandonato a favore del calendario giuliano il 1° gennaio 1700) e dell’alfabeto, l’obbligo di radere la barba e vestirsi secondo i modelli europei furono solo i segni più appariscenti del rinnovamento culturale promosso dallo zar. Furono fondate scuole a ogni livello per imporre l’alfabetizzazione e la diffusione di cognizioni tecnico-pratiche, sottraendo l’istruzione al monopolio ecclesiastico. Traduzioni di opere straniere avrebbero dovuto elevare il livello intellettuale dell’élite. Carattere comune agli interventi di Pietro I in ambito culturale fu lo spirito laico e secolare, evidente anche nella drastica riforma dei conventi (1724). L’occidentalizzazione della società e dello stato fu imposta con la violenza e si scontrò con la resistenza dei ceti e dei gruppi di potere toccati nelle loro posizioni tradizionali. Servi della gleba alla periferia, cosacchi, vecchi credenti si ribellarono a varie riprese alla brutalità della politica pietrina. Un punto di grave tensione anche istituzionale, nonché emblematico della personalità energica e violenta di Pietro I, fu il suo scontro con il figlio Alessio che, accusato di tradimento, morì sotto le torture del padre nel 1718. [Edoardo Tortarolo ]