I territori e le dinastie islamiche nel periodo degli Abbasidi

islam Le grandi dinastie califfali

Gli avversari di Alì, vittoriosi, fondarono la dinastia degli Omayyadi, fissarono la loro sede a Damasco e regnarono fino al 750. Il periodo omayyade ha rappresentato la massima affermazione dell’arabismo nella storia dell’islam. La cultura e la lingua araba si imposero come nuovo strumento di comunicazione e di unità tra tutti i popoli che entravano a far parte dell’impero in piena espansione. Ma la fine del califfato omayyade derivò proprio dal suo carattere eminentemente arabo. Con il progredire delle conquiste, infatti, la classe dirigente musulmana aveva affiancato quelle locali senza però mai sostituirle del tutto; gradatamente queste ultime si islamizzavano e non tolleravano più di buon grado la supremazia araba. Furono i loro esponenti, detti Mawali (ossia clienti), a costituire il vero motore della rivoluzione che abbatté il califfato omayyade e portò al potere gli Abbasidi i quali non a caso scelsero come sede Baghdad, indicando così un generale spostamento a est della cultura e della politica dell’impero. Il califfato abbaside, durato dal 750 al 1258, ha rappresentato l’epoca d’oro della storia dell’islam, nota al grande pubblico soprattutto attraverso i racconti fantastici delle Mille e una notte, ma legata in realtà a una straordinaria fioritura culturale in molti campi del sapere e dell’arte. Intanto, un discendente degli Omayyadi scampato al massacro, assicurò nuova fortuna alla propria discendenza come principe dell’Andalusia (755-88), all’estremità occidentale del mondo musulmano. Ovviamente non si può pensare che per cinque secoli, dalla Spagna all’Indo, un unico potere centrale abbia potuto reggere direttamente le sorti dell’impero: in realtà ogni regione veniva governata da dinastie locali che riconoscevano più o meno formalmente il governo di Baghdad. Fu il caso degli Idrisidi del Marocco (788-974) e degli Aghlabidi della Tunisia (800-909), che nell’827 conquistarono anche la Sicilia; dei Tahiridi (820-72), dei Saffaridi (868-908), dei Samanidi (900-944) e dei Ghaznavidi (962-1186) nella parte orientale dell’impero. Lo stesso califfo di Baghdad si trovò in balia dei suoi pretoriani: prima i Buwayhidi (945-1055), quindi i turchi selgiuchidi, coi quali iniziò l’ascesa al potere di questa etnia, destinata ad assumere il ruolo guida che un tempo era stato degli arabi: furono essi infatti a vincere la secolare resistenza bizantina conquistando l’Anatolia e a ristabilire la supremazia del sunnismo sconfiggendo il califfato sciita dei Fatimiti (969-1171) d’Egitto. Nonostante la debolezza determinata dalle divisioni interne, l’impero islamico seppe resistere alle numerose crociate che si succedettero dal 1096 al 1250, ma ricevette un durissimo colpo dall’invasione dei mongoli, che nel 1258 posero fine al califfato abbaside. Non direttamente coinvolta dalla decadenza e dalla fine del califfato di Baghdad, la parte occidentale dell’impero conobbe un periodo di nuova fioritura sotto dinastie come quelle degli Almoravidi (1061-1147) e degli Almohadi (1147-1269), ma non seppe reagire alla reconquista cristiana che nel 1492 pose fine al dominio islamico in Spagna.