L’industrializzazione dell’Unione Sovietica negli anni Trenta

comunismo Totalitarismo e industrializzazione accelerata nell’URSS staliniana

Dopo la morte di Lenin nel 1924 scoppiò una violenta lotta per il potere che vide protagonisti Trockij e Josif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin (1879-1953), eletto nel 1922 segretario generale del partito. Accanto a loro ruotarono G.E. Zinov’ev, L.B. Kamenev e N.I. Bucharin. Trockij riteneva che solo il rilancio della rivoluzione internazionale avrebbe potuto salvare il potere bolscevico dalla degenerazione, data l’arretratezza della Russia, e che all’interno fosse necessario il rilancio della democrazia nel partito al fine di combattere il crescente potere della burocrazia. All’opposto Stalin giudicava la rivoluzione internazionale congelata e indispensabile il ruolo della burocrazia nello stato socialista. I due si divisero anche in relazione alla strategia economica. Nel 1921 per impulso di Lenin era stata varata la NEP (nuova politica economica), la quale aveva liquidato il “comunismo di guerra”, un regime di violento accaparramento delle risorse agrarie nelle campagne e di distribuzione delle merci, che aveva determinato il collasso della produzione. L’iniziativa capitalistica era stata reintrodotta nelle campagne, nella piccola e media industria e nel commercio, lasciando però allo stato finanza, grande industria e commercio estero. Gli effetti erano stati assai positivi. Ma Trockij temeva un rafforzamento dei ceti capitalistici tale da minacciare il potere sovietico. Quindi egli chiedeva l’allargamento della base industriale e del proletariato come classe. Stalin e Bucharin difendevano la continuazione della NEP considerata la base dell’alleanza fra operai e contadini. Stalin attaccò Trockij sostenendo che le sue tesi minavano lo stato sovietico. Nei Principi del leninismo (1924) e nelle Questioni del leninismo (1926) egli definì il leninismo quale “il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria” e proclamò che l’URSS avrebbe potuto costruire il socialismo unicamente con le sue forze (teoria del “socialismo in una paese solo”). Trockij fu totalmente sconfitto ed esiliato. Ma alla fine degli anni Venti, acquisito il totale controllo del partito e dello stato, Stalin capovolse la sua politica interna, ponendo fine alla NEP e lanciando l’industrializzazione accelerata su vasta scala a spese dei contadini. Egli intendeva creare a ogni costo una robusta base industriale, allo scopo di formare un potente esercito in grado di far fronte a ogni pericolo di guerra. Bucharin, rimasto fautore della NEP, fu condannato quale deviazionista di destra. La nuova politica staliniana si delineò negli anni Trenta saldando economia, istituzioni e ideologia. Fu varata un’economia pianificata centralizzata e affidata alla gestione della burocrazia (nel 1928 si ebbe il primo piano quinquennale). La terra fu collettivizzata; e furono create fattorie cooperative (kolchoz) e statali (sovchoz). Nelle campagne si scatenò una terribile guerra civile contro i contadini agiati (i kulaki). Il risultato fu che lo stato ebbe il pieno controllo sulle risorse alimentari, necessario per nutrire i nuovi strati operai. Una repressione poliziesca terroristica e generalizzata fu scatenata per colpire gli oppositori, parte dei quali fu uccisa e parte inviata in campi di concentramento e di lavoro (sistema del gulag). L’industria fu finalizzata alla potenza militare dello stato, nel quadro di una accentuata esaltazione nazionalistica. Organizzazioni di partito, sindacali, culturali vennero mobilitate al fine del consenso. Tutto il potere si concentrò in Stalin, fatto oggetto di un culto sfrenato. Questo fu il volto dello “stalinismo”. Fu montata una serie di processi contro i “nemici del popolo”. Tutti i maggiori oppositori reali o immaginari furono eliminati nel corso delle “grandi purghe” del 1936-38. Nel 1936 fu varata una costituzione, che stabiliva il suffragio universale (naturalmente a favore del solo partito unico) – suffragio che dalle precedenti costituzioni del 1918 e 1924 era stato negato ai nemici di classe – e proclamava la realizzazione del socialismo nell’URSS. Trockij, in esilio, in quello stesso anno pubblicò La rivoluzione tradita, in cui definiva il regime staliniano un sistema di dominazione burocratica e chiamava il proletariato sovietico a una rivoluzione politica contro Stalin.