La guerra di Secessione

Stati Uniti d’America La crisi del rapporto nord-sud e la guerra di secessione

Intorno al 1850 gli Stati Uniti mostravano da un lato di essere globalmente una potenza in costante ascesa, dall’altro di dover fare i conti in maniera sempre più aspra con le contraddizioni generate dal dualismo fra il nord – in rapido sviluppo industriale (nel 1860 si contavano circa 1.300.000 operai), basato sulla cultura e sullo spirito del capitalismo moderno e sui liberi rapporti fra datori di lavoro e operai – e il sud – dominato da una aristocrazia agraria conservatrice e fondato sul sistema della schiavitù che opponeva 6 milioni di bianchi a oltre 3 milioni di neri, in cui vigevano il culto del tradizionalismo e il razzismo. A partire dagli anni Venti le tensioni fra le due parti del paese erano diventate a mano a mano più acute, fino a che nel 1861 scoppiò la guerra civile. Il compromesso del Missouri, che nel 1820 aveva tracciato la linea di demarcazione fra mondo dello schiavismo e mondo del lavoro libero, era risultato una semplice tregua. Nel nord andò prendendo vigore il movimento “abolizionista”, che patrocinava la fine dello schiavismo e trovò la sua Bibbia popolare nel romanzo La capanna dello zio Tom (1852) di Harriet Beecher Stowe. Nel 1850 la California, collocata geograficamente nella zona della schiavitù, ne aveva respinto l’istituto e il Kansas-Nebraska Act del 1854 fece della regione del Kansas il teatro di conflitti continui fra schiavisti e coloni liberi per il controllo del territorio. L’opposizione al Partito democratico, divenuto la roccaforte dei sudisti, fu guidata dal Partito repubblicano, sorto nel 1854. Fattore di divisione tra le due parti del paese era l’interesse del nord al protezionismo in difesa dell’industria statunitense e quello opposto del sud a tariffe doganali basse per poter comprare i meno cari prodotti industriali europei ed esportare cotone e tabacco. A fare da catalizzatore per lo scoppio della guerra civile fu l’elezione a presidente nel 1860 del repubblicano Abraham Lincoln (1861-65). Il 20 dicembre 1860 la Carolina del Sud prese l’iniziativa della secessione, cui fece seguito quella degli altri dieci stati meridionali, i quali formarono una propria Confederazione con presidente Jefferson Davis. La guerra vera e propria iniziò in seguito al bombardamento da parte delle truppe sudiste di Fort Sumter il 12 aprile 1861. Le due parti erano di forze assai ineguali. Il nord aveva una popolazione di 22 milioni; il sud di 5,5. Il primo era dotato di una potente base industriale; il secondo doveva dipendere per gli armamenti dalle importazioni, fortemente ostacolate dal blocco navale. La guerra, che assunse il carattere di una crociata ideologica, fu quanto mai aspra, e costò oltre 600.000 morti e la devastazione di grandi territori. Nel 1863 Lincoln stabilì la liberazione di tutti gli schiavi nei territori ribelli (la schiavitù fu formalmente abolita solo nel dicembre 1865). Guidato da un genio militare, il generale Robert Lee, l’esercito sudista ottenne grandi successi iniziali; ma infine la schiacciante superiorità materiale del nord ebbe il sopravvento. Nel 1863 il generale nordista Ulysses Grant conquistò Vicksburg e tagliò in due la Confederazione; e i sudisti persero la battaglia di Gettysburg per la conquista della Pennsylvania. Il colpo finale al sud venne inferto nel 1864 dalle armate di William Sherman. Il 9 aprile 1865 Lee si arrese nel villaggio di Appomattox. Rieletto nel 1864, Lincoln, intenzionato a una pace moderata, fu assassinato da un attore sudista il 14 aprile.