La guerra anglo-boera

Sudafricana, repubblica Dalla colonizzazione alla nascita dell’Unione Sudafricana

Il paese fu raggiunto da Bartolomeo Diaz nel 1488 e da Vasco de Gama dieci anni più tardi. Gli inglesi vi arrivarono oltre un secolo dopo, nel 1620. Il primo nucleo della futura colonizzazione fu tuttavia costituito dagli olandesi che, a seguito della spedizione guidata da Jan Anthonisz van Riebeeck, fondarono nel 1652 l’insediamento del Capo, scalo della Compagnia olandese delle Indie orientali. Ottentotti e boscimani non furono in grado di opporre resistenza e furono costretti ad abbandonare progressivamente parte del loro territorio sotto la spinta dei coloni “boeri” (in olandese “contadini”), che ben presto iniziarono a insediarsi al di fuori del Capo dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento. I boeri si scontrarono poi con la stessa Compagnia delle Indie che, incaricata dell’amministrazione della zona e spinta prevalentemente da interessi commerciali, non era propensa a un accrescimento della popolazione e all’intensificarsi dell’opera di colonizzazione agricola. Alla fine del XVII secolo un folto gruppo di protestanti francesi fuggiti dalla madrepatria si aggiunse al nucleo originario dei coloni olandesi: nello stesso periodo si iniziò a ricorrere a manodopera costituita da schiavi provenienti dall’Angola, dal Mozambico e dal Madagascar. Fra il 1779 e il 1780 intorno al Great Fish River si ebbero i primi violenti scontri fra i boeri, che si erano spinti più a est, e i gruppi bantu. Il primo di una lunga serie di conflitti che oppose le due parti si concluse con un accordo di compromesso fra il governatore della Compagnia delle Indie Plettenberg (1771-85) e alcuni capi xhosa: la frontiera fu fissata sul Great Fish River, ma la soluzione scontentò la maggioranza dei boeri, sempre più in rotta con la politica della Compagnia delle Indie. Frattanto, dopo vari tentativi di penetrazione nella regione tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, nel 1814 gli inglesi riuscirono a porre definitivamente sotto la propria amministrazione la colonia del Capo. La nuova situazione comportò ben presto l’adozione da parte inglese di una serie di provvedimenti che provocarono il risentimento dei boeri: gli inglesi fissarono infatti la frontiera sul fiume Orange, modificarono il sistema di acquisizione delle terre, nel 1833 abolirono la schiavitù (privando i coloni olandesi della manodopera impiegata nei lavori agricoli). Si ebbe allora, fra il 1835 e il 1841, il Voortrekker, la grande migrazione che portò circa 6000 boeri dalla colonia del Capo verso l’Altopiano dell’Orange e il Natal. La vittoria di Blood River nel 1838 contro gli zulu consentì a un gruppo di coloni olandesi guidati da Andries Pretorius di stanziarsi nel Natal, dove sorse uno stato che ebbe tuttavia vita breve: attaccato nel 1842, già nel 1843 fu dichiarato possesso britannico e nel 1856 diventò colonia inglese. Altre due repubbliche boere vennero costituite nel Transvaal e fra il fiume Vaal e il fiume Orange: a differenza delle colonie inglesi del Capo e del Natal, che si svilupparono poi in senso liberale, esse adottarono una politica rigidamente conservatrice. La reazione inglese nei confronti delle iniziative dei coloni olandesi fu improntata a un atteggiamento realistico: nel 1852 e nel 1854, al fine di trovare alleati europei nella lotta contro le popolazioni bantu, fu riconosciuta l’indipendenza degli stati boeri del Transvaal e del cosiddetto Stato libero d’Orange. I rapporti fra inglesi e boeri rimasero comunque sempre assai tesi, e giunsero nuovamente alla rottura nel 1877 in seguito all’annessione inglese del Transvaal, ricco di giacimenti diamantiferi: i boeri, sotto la guida di Marthinus Pretorius e Paulus Kruger, nella battaglia di Majuba Hill del 1881 sconfissero gli inglesi. Nel 1884 gli inglesi riconobbero l’indipendenza della repubblica del Transvaal, ma l’annessione del Bechuanaland (Botswana) da parte degli inglesi nel 1885 e la concessione dei territori a nord del fiume Zambesi alla Compagnia britannica del Sudafrica di Cecil Rhodes posero gli stati boeri in una situazione sempre più precaria, aggravatasi dopo la scoperta di ricchissime miniere d’oro (1885) e la massiccia ondata di immigrati di origine britannica. La protezione offerta ai nuovi arrivati dalle grandi compagnie e dal governo inglese suscitò ancora una volta il risentimento dei boeri. Paulus Kruger, presidente della repubblica del Transvaal, non soltanto si oppose alle mire di Cecil Rhodes di unire lo stato boero alla colonia inglese del Capo, ma adottò nei confronti degli “stranieri” una linea intransigente, culminata nella loro esclusione dal voto, che finì peraltro col rivelarsi fallimentare. Rhodes, dal 1890 primo ministro della colonia del Capo, fomentò infatti a Johannesburg un movimento volto a rovesciare Kruger che avrebbe dovuto essere poi appoggiato dalle truppe della stessa Compagnia britannica del Sudafrica nel Transvaal. Il piano, messo in atto fra il dicembre 1895 e il gennaio 1896, fallì, ma lo stesso governo inglese si orientò sempre di più verso una soluzione militare che potesse stabilire definitivamente il dominio britannico sull’Africa australe. Nell’ottobre 1899 ebbe quindi inizio la guerra del Transvaal – la guerra anglo-boera – conclusasi nel maggio 1902 con il trattato di Vereenijing che soppresse gli stati boeri. Dopo la guerra e le sue profonde devastazioni, i boeri adottarono la strategia della resistenza passiva. Nel volgere di pochi anni, tuttavia, di fronte alla sempre più concreta minaccia di rivolta della maggioranza di colore, essi si integrarono pienamente nella vita politica e culturale del paese, che si stava orientando in senso federativo. Nel 1906 alle elezioni nel Transvaal e in Orange i partiti boeri, l’Hetvolk e Oranje Unie, ottennero importanti successi. Fra l’ottobre 1908 e il febbraio 1909 la Convenzione pose le basi per la creazione dell’Unione Sudafricana (alla quale aderirono, divenendone province, le colonie inglesi del Capo e del Natal e le ex repubbliche boere del Transvaal e d’Orange), che nacque poi il 31 maggio 1910 con l’entrata in vigore del South African Act. Da questa data l’Unione divenne un dominion della corona britannica. Sempre nel 1910 all’amministrazione del governatore generale dell’Unione vennero affidati i Territori dell’Alta Commissione: il Bechuanaland (l’attuale Botswana), il Basutoland (l’attuale Lesotho) e lo Swaziland.