Le tre spartizioni della Polonia [2]

Polonia Dal periodo napoleonico alla dominazione russa, austriaca e prussiana

Dopo la sconfitta delle armate russo-prussiane e la pace di Tilsit (1807), Napoleone costituì il granducato di Varsavia, che comprendeva la Masovia, la Posnania e la Cuiavia tolte alla Prussia, cui si aggiunsero poi la Galizia e le città di Cracovia e Lublino sottratte agli austriaci. Assegnato a Federico Augusto di Sassonia, il granducato ebbe vita fino al 1814 quando, alla caduta di Napoleone, il congresso di Vienna procedette a una nuova spartizione della Polonia: furono restituiti alla Prussia e all’Austria i territori che erano stati loro tolti da Napoleone (la Posnania alla Prussia, Cracovia e la Galizia all’Austria) mentre il resto del granducato passò sotto il controllo russo. Nonostante la concessione, da parte dello zar Alessandro I, di una costituzione (1815) e della possibilità di usare la lingua polacca, il potere in Polonia era di fatto nelle mani del viceré e del plenipotenziario dello zar, entrambi russi. Questo stato di subordinazione, ulteriormente aggravato dall’ascesa al potere dello zar Nicola I, fu alla radice della rivoluzione del 1830. La dieta proclamò allora l’indipendenza nazionale, ma il tentativo di emancipare il paese dal giogo russo fu tragicamente interrotto, all’inizio del 1831, dall’invasione delle truppe zariste, che scatenarono una feroce repressione. Le insurrezioni di Cracovia (1846), nella zona sotto il controllo austriaco, e di Poznan, nell’area di dominio prussiano, ebbero un esito egualmente negativo. Fu altresì nella Polonia prussiana che il processo di germanizzazione venne condotto con maggior vigore e sistematicità, mentre alla Polonia austriaca nel 1861 fu concessa l’autonomia. Nel 1863 il paese fu scosso da una nuova esplosione rivoluzionaria volta a ottenere l’autonomia ma, privi del sostegno concreto degli stati occidentali, i polacchi furono nuovamente vittime della repressione zarista. Alessandro II fece allora colpire la classe dirigente polacca con la confisca di terre della nobiltà, della borghesia e del clero che furono distribuite ai contadini (formalmente liberati anche qui, come in Russia, dal servaggio) e favorì l’accelerazione del processo di russificazione.