Bermuda

Colonia britannica nell’America centrale. L’arcipelago di Bermuda è formato da circa 360 isole di origine corallina, una ventina delle quali abitate. Fu scoperto agli inizi del XVI secolo probabilmente dal navigatore spagnolo Juan de Bermúdez, ma rimase disabitato fino al 1609, anno in cui una nave inglese in viaggio verso la Virginia fece naufragio al largo delle sue coste trovandovi rifugio. I naufraghi raggiunsero la loro destinazione nel 1610, ma nel 1612 sbarcarono sulle isole una sessantina di coloni inglesi. Da allora esse vennero considerate un possedimento britannico, di proprietà dapprima della Compagnia della Virginia di Londra quindi, dal 1684, della Corona. Importante base navale, ospitarono una guarnigione inglese dal 1797 al 1950. Nel 1941, grazie a un accordo intervenuto tra il governo britannico e quello statunitense, alcune basi militari vennero cedute agli americani per la durata di 99 anni. Nel 1968 la colonia ottenne l’autonomia amministrativa. Vi sono due partiti: il Partito unificato delle Bermuda (UBP), moderato, e il Partito laburista progressista (PLP), radicale e indipendentista, che raccoglie i voti della popolazione nera. Nella seconda metà degli anni Settanta il paese fu teatro di violenti disordini razziali, ma negli anni Ottanta la vita politica andò normalizzandosi. L’UBP, al potere dal 1968, mantenne la guida della colonia fino alle elezioni politiche del 1989. Con un referendum svoltosi nel 1995 il 74% della popolazione si pronunciò contro l’indipendenza. Alla guida del paese dal 1998, il PLP si affermò anche nelle successive elezioni del 2003 e del 2007. Le elezioni politiche del 2011 registrarono il ritorno alla guida del paese dell’UBP guidato da Craig Cannonier, che divenne così il nuovo primo ministro. Nei primi anni Duemila le principali risorse del Paese continuarono a essere rappresentate dal turismo e dalla finanza off-shore.