Venezia

Città italiana. Capoluogo della regione Veneto. L’organizzazione e la strutturazione della città su varie isole furono realizzate dopo il 568, all’affacciarsi del pericolo dei longobardi, che provocarono un esodo massiccio dalla terraferma veneta verso le isole lagunari. I bizantini governarono le isole con un proprio magistrato: solo dal 726 sono attestati dogi locali, sottoposti all’esarcato fino alla metà del secolo VIII, quando riuscirono ad acquistare una certa autonomia, pur riconoscendo sempre, almeno formalmente, la sovranità dell’impero bizantino, soprattutto per ottenerne la protezione nel mar Adriatico e Ionio. Fedele a Bisanzio, anche nel periodo di affermazione dei franchi, Venezia, ormai centro politico e religioso ben organizzato a Rialto, nel secolo X riuscì a liberarsi dalla sovranità dell’impero d’Oriente, di cui tuttavia rimase alleata. I dogi, eletti dal popolo con carica vitalizia, pur se formalmente legati a Bisanzio, ebbero quindi pieni poteri nella città e nel suo territorio, mentre avevano una funzione essenzialmente protettiva sulle attività economiche veneziane, che continuarono per secoli a essere gestite in modo autonomo dai privati. Dal secolo X sino al secolo XI Venezia riuscì a difendere la sua libertà di navigazione nell’Adriatico contro gli assalti di pirati slavi e saraceni, si assicurò la protezione di Ottone I di Sassonia per i suoi mercanti in Italia e in Germania, acquistò il controllo della Dalmazia (999), ma soprattutto ottenne notevoli privilegi commerciali dai bizantini, specialmente nel periodo della difesa comune contro i normanni. Il favore dell’impero bizantino verso Venezia perdurò sino agli inizi del secolo XII, quando, temendo la potenza della repubblica, Bisanzio mutò atteggiamento e diede la sua protezione a Pisa, la rivale città marinara. Venezia reagì con vittoriose imprese militari contro Bisanzio e, contemporaneamente, anche contro i turchi in Siria. Tali vittorie servirono a consolidare i suoi privilegi e le colonie nell’impero bizantino e nel regno di Gerusalemme, dove già si era affermata sin dalla prima crociata. Nella seconda metà del secolo XII, per salvaguardare la propria indipendenza, Venezia favorì i comuni nella loro lotta contro Federico I Barbarossa. Contemporaneamente dovette assistere impotente all’affermazione di Genova e Pisa sui mercati del Levante. Nello stesso periodo anche all’interno si verificarono sostanziali mutamenti: l’elezione del doge fu sottratta al popolo, al quale rimase soltanto il diritto di ratificarne l’elezione, operata unicamente da una commissione di 40 grandi elettori (1172); il doge inoltre venne affiancato da sei consiglieri, i “pregadi” (il cosiddetto “Minor Consiglio”), e da tre Savi. Tutte le decisioni dovevano però essere ancora approvate dal “Maggior Consiglio”, inizialmente espressione dell’assemblea popolare, la quale a poco a poco perse ogni importanza, anche se fu soppressa soltanto nel 1423. Il Maggior Consiglio acquistò progressivamente il potere legislativo, militare e giudiziario, oltre al controllo della politica estera ed economica. Con la quarta crociata (1202-1204) e la creazione dell’impero latino d’Oriente (in cui Venezia ebbe un ruolo di primo piano), la repubblica, così saldamente riorganizzata all’interno, ottenne le coste e le isole ionie, il Peloponneso, le Cicladi, Creta, un ampio quartiere in Costantinopoli e poté così raggiungere il mar Nero con i suoi traffici. Con il crollo dell’impero latino d’Oriente nel 1261 perse tuttavia ogni privilegio economico a Costantinopoli a favore di Genova. Nel secolo XIII, per rafforzare il suo impero commerciale, Venezia istituì un’organizzazione centripeta anche di tutte le sue attività economiche, inviando nelle colonie rettori (“balì”) responsabili soltanto rispetto al doge. Con la Serrata del Maggior Consiglio (1297), che ne limitava l’accesso alle famiglie che già ne avevano fatto parte in passato, Venezia iniziò a reggersi in forma oligarchica, ma riuscì a reagire contro le ovvie resistenze da parte dogale e da parte popolare soltanto con l’istituzione del Consiglio dei Dieci (1310), incaricato specificatamente della difesa del nuovo regime. Così strutturata, la repubblica di Venezia riuscì a conservare un ruolo importante nel commercio con il Levante sino alla metà del secolo XIV, quando, in concomitanza con le prime affermazioni dei turchi ottomani, iniziò una politica volta ad assicurare e ad ampliare i suoi possedimenti in terraferma. Combatté così contro i Della Scala di Verona, acquistando Treviso. Vinta poi la guerra di Chioggia contro i genovesi (1381), si scontrò con i Carrara, occupando Padova, Vicenza, Verona, tutto il Friuli e riconquistando la Dalmazia. Questa politica di terraferma la pose inevitabilmente contro Milano: dopo alterne vicende, nel 1454 riuscì a conquistare Brescia e Bergamo, diventando così uno dei cinque maggiori stati italiani. Perse tuttavia importanza in Oriente, dove ormai si erano affermati i turchi, che attaccarono lo stesso Friuli. Alla fine del medioevo Venezia era tuttavia ancora una delle città più ricche e importanti d’Europa. La scoperta dell’America segnò la fine della sua potenza marittima e la spinse a intensificare la sua politica in terraferma. Nel 1495 partecipò alla Lega contro Carlo V e negli anni successivi s’impadronì di alcuni porti pugliesi sull’Adriatico, appartenenti agli Aragona; intervenne nella guerra tra Firenze e Pisa, terminata con la sconfitta di quest’ultima; si alleò con la Francia contro i Visconti per ottenere Cremona e la Ghiara d’Adda e nel 1507-1508 tolse agli Asburgo Trieste e Gorizia. Preoccupate da questa politica espansionistica, le potenze europee e italiane si coalizzarono nel 1508 nella Lega di Cambrai per privare Venezia di ogni altro possedimento esterno alla laguna, smembrandone il territorio a beneficio degli stati della Lega. Fallito questo accordo, Venezia riuscì a ricostruire i suoi domini. Da allora, tuttavia, dovette adottare una politica estera più cauta e moderata, anche per potersi impegnare contro le nuove campagne di espansione dei turchi, che riuscì a vincere a Lepanto nel 1571, senza tuttavia trarne grandi vantaggi. Stretta fra il ducato spagnolo di Milano e le continue minacce dei turchi e degli Asburgo, fu obbligata ad adottare una politica di difesa: nel 1617 sconfisse gli uscocchi, profughi dai territori balcanici invasi dai turchi, che infestavano l’Adriatico; nel 1618 sventò una congiura di avventurieri, detta dei francesi o degli spagnoli, guidati dal Bedmar, che intendeva impadronirsi della signoria; nel Mediterraneo perse quasi ogni testa di ponte, avendo ormai soltanto il dominio delle Dalmazia, delle isole Ionie e delle bocche di Cattaro. Del resto ormai era decaduta anche come grande potenza marinara, in seguito alla forte concorrenza dei porti atlantici. Venezia divenne così una potenza di secondo rango, tesa a investire i propri capitali non più nel commercio, ma nella proprietà terriera. Gravata da un enorme debito pubblico, non poté organizzare alcuna resistenza contro le truppe napoleoniche. Nel 1797, su richiesta di Napoleone, il doge Luciano Manin e il Maggior Consiglio dichiararono dissolta la repubblica, che venne momentaneamente sostituita da un governo provvisorio. Nello stesso anno, con il trattato di Campoformio Napoleone cedette Venezia all’Austria. Nel 1805 entrò a far parte del regno d’Italia napoleonico. Nel 1814 fu assorbita nel regno Lombardo-Veneto dominato dall’Austria. Nel 1866, dopo la terza guerra d’indipendenza, entrò a far parte del regno d’Italia.