Scipione Africano, Publio Cornelio

(Roma 236, † Literno 184 circa a.C.). Generale e uomo politico romano. Figlio del console del 218 P. Cornelio Scipione, tribuno della plebe nel 216, fu investito appena venticinquenne dell’imperium proconsolare e gli fu assegnato nel 210 il comando delle operazioni contro i cartaginesi in Spagna. Messe qui in luce le sue straordinarie virtù militari con l’espugnazione di Cartagena (209) e con le vittorie di Becula (208) sull’esercito di Asdrubale Barca e di Ilipa (207), tornò a Roma per presentare la propria candidatura al consolato per il 205. Eletto console riuscì a portare la guerra in Africa, nonostante la forte opposizione di Quinto Fabio Massimo. Alleatosi con Massinissa, pretendente al trono di Numidia, assediò Utica, sconfisse i cartaginesi ai Campi Magni e occupò Tunisi (203). Dopo una breve tregua, riprese le ostilità al ritorno in Africa di Annibale: i cartaginesi vennero definitivamente sconfitti a Zama (202) e Scipione ottenne i titoli di Africanus e princeps senatus e la nomina a censore (199). Console nel 194 e legato in Africa l’anno successivo, nel 190 seguì il fratello Lucio Scipione in Asia nella guerra contro Antioco III. Coinvolto al suo ritorno nei cosiddetti “processi degli Scipioni” (187-84 circa), si ritirò in esilio volontario a Literno dove morì poco più tardi. Filellenico e lungimirante, Scipione fu il simbolo di un’età nuova, nella quale Roma si aprì alla grande cultura greca prendendo coscienza del suo destino di potenza mediterranea.