Savonarola, Girolamo

(Ferrara 1452, † Firenze 1498). Frate domenicano. Dotato fin dalla giovinezza di grande fervore religioso e intransigenza morale, fu convinto dall’ascolto della predica di un frate agostiniano ad abbracciare la vita monastica. Nel 1475, a Bologna, entrò nell’ordine domenicano e negli anni successivi studiò teologia a Ferrara. Divenne predicatore a Firenze (1481), dove avviò un’energica e sistematica battaglia contro il vizio e la corruzione, confidando in una futura felicità, da raggiungere con una generale penitenza. Le sue prediche, che ebbero successo solo a partire dal 1491, erano cariche di pathos profetico e in controtendenza rispetto agli schemi della civiltà umanistico-rinascimentale. Nel 1494 profetizzò la prossima venuta in Italia di un Ciro che avrebbe punito la corruzione dei costumi. La discesa in Italia, nello stesso anno, del re di Francia Carlo VIII parve confermare le previsioni del predicatore. Savonarola fece parte delle molteplici legazioni che, dopo la cacciata di Piero de’ Medici da Firenze, cercarono invano di convincere il sovrano francese a restituire alla città le fortezze consegnategli da Piero. Fu di fatto il capo del regime democratico e repubblicano che venne instaurato dopo la cacciata dei Medici a Firenze, che egli voleva diventasse la “nuova Gerusalemme”, e propose misure fiscali più eque. In un clima di forte tensione sociale, favorì i “bruciamenti delle vanità”, roghi in piazza di oggetti di lusso sequestrati nelle case dei ricchi fiorentini. Interdetto nel 1496 dalla predicazione da papa Alessandro VI, che non gradiva il suo estremismo e le sue critiche alla corruzione del clero, trasgredì alla proibizione attirandosi la scomunica (1497). Il radicalismo della giovane repubblica provocò la nascita di movimenti di opposizione a sostegno dei Medici (i Palleschi o Bigi) e dei nobili (gli Arrabbiati), contro i Piagnoni, seguaci di Savonarola. Nel 1498 i suoi avversari riuscirono a farlo processare e condannare a morte, restituendo il potere politico alla nobiltà. Il “profeta disarmato” (così lo definì Machiavelli) fu impiccato e arso il 23 maggio 1498.