repubblicanesimo

Il termine “repubblicanesimo” indica una tradizione di pensiero politico che ha la sua origine nelle opere dei teorici e degli storici romani (primi fra tutti Cicerone, Livio e Sallustio), rifiorisce nelle libere repubbliche italiane del tardo medioevo e nell’Umanesimo, svolge un ruolo importante nelle grandi esperienze politiche che hanno portato alla nascita dello stato di diritto e delle repubbliche moderne (come la rivoluzione inglese, la rivoluzione americana, la Rivoluzione francese) e ispira gli ideali del patriottismo democratico dell’Ottocento. Nonostante le molte e talora profonde differenze che esistono tra gli autori repubblicani, vi sono almeno tre elementi ricorrenti che indicano l’appartenenza a tale tradizione: l’ideale politico della repubblica, la concezione della libertà politica intesa come assenza di dipendenza, l’idea della virtù civile o patriottismo. All’interno della tradizione repubblicana convivono un’interpretazione larga e un’interpretazione stretta del concetto di res publica. Secondo la concezione larga “res publica” vuol dire “res populi”, ovvero “una società organizzata che ha per fondamento l’osservanza della giustizia e la comunanza di interessi” (Cicerone). Caratteri essenziali della repubblica sono dunque il governo della legge e il prevalere del bene comune sugli interessi particolari. Intesa in questo senso la repubblica è compatibile con diverse forme di governo ma è incompatibile con la tirannide intesa sia come potere assoluto, ovvero al di sopra delle leggi, sia come malgoverno, ovvero come governo in favore dei governanti. Alcuni autori repubblicani chiamano questa concezione larga di repubblica “vivere politico”, o “vivere civile”, come ad esempio Machiavelli nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Altri usano invece il termine “repubblica”, come ad esempio Rousseau nel Contratto sociale, che intende per république “ogni stato retto dalle leggi, qualunque sia la sua forma di governo”. Accanto a questa concezione di “repubblica” corre lungo la storia del pensiero politico anche una concezione più stretta che identifica la repubblica con il governo popolare o di una parte più o meno ampia di cittadini. Mentre secondo la concezione larga “repubblica” è l’opposto di tirannide, secondo la concezione stretta essa è l’opposto di monarchia. La distinzione tra concezione larga e concezione stretta viene spesso superata dagli autori repubblicani con l’osservazione che tanto il governo della legge quanto il prevalere del bene comune sull’interesse di uno o di pochi sono tutelati molto meglio là dove esiste una repubblica in senso stretto, ovvero dove il potere sovrano appartiene alla comunità dei cittadini, che in una monarchia. L’argomento canonico è quello usato da Machiavelli nei Discorsi: “E sanza dubbio questo bene comune non è osservato se non nelle republiche; perché tutto quello che fa a proposito suo si esequisce; e quantunque e’ torni in danno di questo o di quello privato e’ sono tanti quegli per chi detto bene fa, che lo possono tirare innanzi contro alla disposizione di quegli pochi che ne fussono oppressi”. Oltre all’ideale della repubblica, l’altro aspetto distintivo del repubblicanesimo è la concezione della libertà politica come assenza di dipendenza dalla volontà arbitraria di altri individui garantita e resa possibile dal governo della legge. I luoghi classici che illustrano questa idea della libertà sono in Livio e in Cicerone. Fra i moderni l’esposizione più precisa della dottrina repubblicana della libertà politica si trova ne La repubblica di Oceana (1659) di James Harrington, dove l’autore spiega, contro Hobbes, che i maestri repubblicani antichi non hanno mai sostenuto che essere liberi significa essere liberi dalle leggi ma precisamente l’opposto, ovvero che si è liberi per mezzo delle leggi, in quanto solo le leggi ci mettono al riparo dalla dipendenza. Un popolo libero, come spiega Rousseau, “obbedisce ma non serve; ha dei capi, ma non dei padroni; obbedisce alle leggi, ma solo alle leggi; ed è in virtù delle leggi che non diventa servo degli uomini”. Terzo elemento distintivo del repubblicanesimo è la concezione della virtù civile, o patriottismo, intesa come amore del bene comune, della libertà e dell’uguaglianza civile garantita dalle leggi e dalla costituzione politica repubblicana. Un esempio, fra i tanti possibili, della concezione repubblicana della virtù civile o patriottismo è in Rousseau: “la patria non può sussistere senza la libertà, né la libertà senza virtù, né la virtù senza i cittadini”. [Maurizio Viroli]