Antonio, Marco

(83, † Alessandria 30 a.C.). Generale e uomo politico romano. Di nobile famiglia, grande condottiero, prefetto della cavalleria tra il 57 e il 55, questore in Gallia nel 52 e qui legato nel 52-51, fece parte dello stato maggiore di Cesare, di cui era nipote, divenendone un fedele alleato. Combatté durante la guerra civile in Italia e a Farsalo. Rimase poi a Roma, come rappresentante di Cesare, per tutto il 47. Collega di quest’ultimo al consolato nel 44, dopo la sua uccisione, pur disposto a concedere una tregua ai cesaricidi, si preparò in realtà a prendere il posto del dittatore. Preteso il governo delle Gallie, fu attaccato dai due consoli del 43 appoggiati da Ottaviano. Sconfitto a Modena pur senza gravi perdite, riuscì a ritirarsi nella Gallia Narbonese, dove unì le sue forze a quelle di Lepido. Dopo la riconciliazione con Ottaviano, fu nominato, insieme a questi e a Lepido, tresvir reipublicae constituendae (secondo triumvirato) per un quinquennio. Vinti poi Bruto e Cassio a Filippi (42), si recò nelle province orientali per affermarvi il potere dei triumviri. In Egitto conobbe la regina Cleopatra. Tornato in Italia nel 40, sottoscrisse a Brindisi un trattato con Ottaviano, al quale sarebbe toccata l’egemonia sull’Occidente comprese le Gallie, sposandone poi la sorella Ottavia. L’anno seguente, riconosciuta dai triumviri la posizione di Sesto Pompeo col trattato di Miseno, ripartì per l’Oriente dove, rinnovata anche per motivi politici, la sua relazione con Cleopatra, fu adorato come un dio dai suoi sudditi. Il fallimento, nel 36, della spedizione partica e la proclamazione a monarchi d’Egitto dei figli avuti da Cleopatra determinarono la sua definitiva rottura con Ottaviano, ormai unico rivale dopo l’eliminazione di Lepido dal triumvirato. Presentato come traditore della patria dal suo nemico e perduto l’appoggio di molti ufficiali romani che lo esortavano ad allontanare Cleopatra, fu sconfitto ad Azio nel 31. Ritiratosi con la regina ad Alessandria, l’anno dopo, raggiunto da Ottaviano, si suicidò.