Nixon, Richard Milhous

(Yorba Linda, California, 1913, † New York 1994). Uomo politico statunitense. Presidente degli USA dal 1969 al 1974. Iniziò la carriera politica nel 1947 come deputato repubblicano alla Camera (1947-51) e poi come senatore (1951-52). Il suo zelo anticomunista (fu membro della commissione McCarthy) gli permise di diventare vicepresidente di Eisenhower (1953-61). Sconfitto nell’elezione presidenziale del 1960 da Kennedy, e in quella a governatore della California del 1962, si dedicò alla professione di avvocato. Rientrato in politica nel 1968, fu eletto presidente battendo di misura il democratico Humphrey. In politica estera proclamò con la “dottrina Nixon” la riduzione dell’impegno militare americano nel mondo, unita all’aiuto economico e militare ai paesi in lotta con il comunismo. Iniziò così il rimpatrio del corpo di spedizione in Vietnam (terminato nel gennaio 1973), cui però continuarono ad affiancarsi bombardamenti sulla Cambogia e sul Vietnam del nord. Dall’esperienza vietnamita trasse, insieme al segretario di stato Kissinger, l’indicazione della necessità di una nuova politica estera; dopo avere avviato trattative di pace con il Vietnam, riconobbe diplomaticamente, dopo 21 anni, la Repubblica Popolare Cinese (che visitò nel 1972), e avviò una politica di distensione con l’URSS che condusse alla firma del trattato SALT sulla limitazione delle armi nucleari (maggio 1972). In politica interna dovette affrontare a più riprese il problema dell’inflazione, che portò la sua amministrazione a svalutare il dollaro (1971 e 1973) e ad avviare ampi controlli su prezzi e salari. Il relativo successo di questa politica, insieme all’attenuazione delle agitazioni degli studenti e dei neri e malgrado l’annullamento di molte delle misure assistenziali promulgate da Lyndon Johnson, fu alla base della sua trionfale rielezione nel 1972. Il suo secondo mandato fu però caratterizzato soprattutto dallo “scandalo Watergate”. Il caso iniziò nel giugno 1972, durante la campagna elettorale, con la scoperta di un sistema di intercettazioni telefoniche nella sede del partito democratico; benché alcuni dei suoi più vicini collaboratori risultassero coinvolti e fossero quindi costretti alle dimissioni, e benché uno di questi lo accusasse pubblicamente di nascondere le prove della sua partecipazione, Nixon dapprima proclamò la propria estraneità. Il suo rifiuto di collaborare alle indagini gli attirò la crescente ostilità della stampa e dell’opinione pubblica, che aumentò ulteriormente quando fu accusato di illegalità nella raccolta di fondi elettorali, frode fiscale e altri reati (febbraio 1974). Minacciato di impeachment (messa in stato d’accusa) da parte del Congresso per avere ostacolato la giustizia e abusato dei poteri presidenziali, Nixon si vide infine costretto ad ammettere la propria partecipazione ai tentativi di occultamento delle prove dello scandalo; diede le dimissioni l’8 agosto 1974 e fu sostituito dal vicepresidente Ford, che poco dopo gli concesse la grazia, evitandogli procedimenti penali.