Mandeville, Bernard de

(Rotterdam 1670, † Hackney, Londra, 1733). Pensatore politico anglo-olandese. Laureatosi in medicina a Leida nel 1691, si trasferì poco dopo in Inghilterra, stabilendosi a Londra per il resto della sua vita ed esercitandovi la professione medica. Di indole scettica, disincantata, pessimista, divenne filosofo politico quasi per caso, componendo un’opera satirica assurta a grande notorietà e diffusione, La favola delle api (1714), intitolata più esplicitamente, nella prima edizione del 1705, L’alveare scontento ovvero i furfanti diventati onesti. “La società delle api” era l’allegoria della situazione dell’Inghilterra: “una nazione grande, ricca e guerriera [...] felicemente governata da una monarchia non assoluta”. Gli operosi abitanti dell’alveare, pur concepiti come esseri viziosi, straordinariamente egoisti, ostinati e astuti, miranti al soddisfacimento delle passioni e al proprio utile, non venivano giudicati negativamente da Mandeville, che si proponeva di colpire il moralismo ipocrita dei benpensanti col suo cinismo paradossale e libertino. In realtà, tali atteggiamenti egoistici, accompagnati da una costante attività produttiva e per effetto di una legge insita nella natura stessa della società, si trasformavano a suo avviso in benessere pubblico. Da qui la massima: “vizi privati, pubbliche virtù”. Viceversa, da una condotta ispirata “alla virtù e all’innocenza” passive sarebbe derivato un danno alla società. L’apologo mandevilliano – che anticipa per certi aspetti le idee di Adam Smith e della scuola liberista – intendeva sottolineare che sono i desideri e le passioni individuali, lasciati liberi di agire, a fornire, attraverso le arti e l’industria, la forza motrice necessaria a muovere i meccanismi dell’economia e della ricchezza nazionale.