Ludendorff, Erich

(Kruszewnia, Posnania, 1865, † Tutzing, Baviera, 1937). Generale e uomo politico tedesco. Ufficiale presso lo stato maggiore dell’esercito tra il 1908 e il 1912, fu assieme a Hindenburg uno dei principali artefici della strategia bellica e della politica tedesca durante la prima guerra mondiale. Partecipò alla conquista di Liegi (agosto 1914) e venne poi trasferito sul fronte orientale dove riportò, come capo di stato maggiore di Hindenburg, le due vittorie di Tannenberg e dei Laghi Masuri (agosto-settembre 1914), ottenendo una straordinaria popolarità. Quando Hindenburg subentrò a Falkenhayn come comandante in capo dell’esercito tedesco (agosto 1916) fu nominato quartiermastro generale e diresse di fatto tutte le principali campagne militari degli imperi centrali. Sempre con Hindenburg – e col sostegno di Guglielmo II, dei circoli imperialistici e conservatori, dei militari e della grande industria – ebbe un ruolo fondamentale nella politica interna tedesca: sostenitore della guerra a oltranza e della guerra sottomarina illimitata, favorì la mobilitazione totale dell’industria bellica, contribuì in maniera determinante alla caduta del cancelliere Bethmann-Hollweg (luglio 1917) e cercò di far valere le richieste annessionistiche dei militari nella pace di Brest-Litovsk con la Russia. Più in generale, fino al crollo militare si sforzò di scongiurare con nuove iniziative belliche la minaccia di riforme politiche e sociali interne. Progettò le grandi offensive tedesche sul fronte occidentale del marzo-luglio 1918. Quando si rese conto – dopo la controffensiva del generale Foch – dell’imminenza della sconfitta, fece pressioni affinché si giungesse al più presto a una cessazione delle ostilità. Come Hindenburg, tuttavia, non si assunse le responsabilità della sconfitta, che fu così scaricata sul governo civile. Uomo simbolo della guerra a oltranza fu costretto a congedarsi il 26 ottobre del 1918 e si ritirò in Svezia. Nel 1919 fece ritorno in Germania stabilendosi nella capitale del nazionalismo di destra, Monaco. Qui si avvicinò ai circoli reazionari e diventò, in virtù della sua popolarità, uno dei più autorevoli e ascoltati portavoce della destra nazionalista, antisemita e antisocialista, contribuendo a diffondere la leggenda secondo cui la sconfitta fu opera degli elementi antinazionali che ora detenevano il potere nella repubblica di Weimar. L’8-9 novembre del 1923, a Monaco, prese parte in prima persona al putsch organizzato da Hitler, con il compito di guidare le truppe fedeli alla “rivoluzione nazionale” su Berlino. Fallito il colpo di stato, fu arrestato e processato per tradimento. Ritornato in libertà divenne quindi membro del Partito nazionalsocialista, fu eletto deputato al Reichstag (maggio 1924) e partecipò come candidato dei nazisti alle elezioni presidenziali del marzo del 1925, ottenendo peraltro un debolissimo consenso. Nel 1926 fondò il Tannenberg Bund, un partito di estrema destra e di orientamenti nazionalisti e razzisti che fu poi sciolto nel 1933. Scrisse importanti Memorie di guerra (1919) e La guerra totale (1935).