Hussein I

(Amman 1935, † ivi 1999). Re di Giordania dal 1952 al 1999. Salì al trono dopo che il padre Talal ibn Abdullah fu deposto per incapacità mentale. Sin dagli inizi del suo regno accompagnò a una politica interna autoritaria una politica estera caratterizzata da frequenti oscillazioni tra Occidente e mondo arabo. Ostile negli anni Cinquanta alla politica di Nasser, nel 1967 si riconciliò con il leader egiziano prendendo parte alla guerra contro Israele. Il conflitto peraltro costò alla Giordania la perdita dei territori della Cisgiordania e l’arrivo massiccio di profughi palestinesi dai territori occupati da Israele. Incapace di tenere sotto controllo le organizzazioni palestinesi che dal territorio giordano conducevano azioni armate contro Israele, Hussein nel settembre del 1970 scatenò una durissima repressione contro i campi profughi, che provocò oltre 20.000 vittime, e cacciò dal suo paese i militanti dell’OLP. Questo causò un nuovo periodo di isolamento dal mondo arabo, superato con la partecipazione nel 1973 alla nuova guerra contro Israele e con il riconoscimento nel 1974 dell’OLP come legittimo rappresentante dei palestinesi. Negli anni successivi Hussein rinunciò definitivamente ai territori della Cisgiordania in vista della formazione di un futuro stato palestinese e proseguì nel tentativo di mantenere buoni rapporti con l’Occidente senza creare nuove rotture con il mondo arabo. Questa politica lo portò a mantenere una condotta ambigua durante la guerra del Golfo del 1991 e quindi a partecipare al processo di distensione arabo-israeliano negli anni seguenti. Nel 1994 firmò il trattato di pace con Israele. Nella seconda metà degli anni Novanta, nonostante la sua grave malattia, ebbe parte attiva nel processo che portò agli accordi di pace tra Israele e l’OLP. Nel 1999 gli succedette al trono il figlio Abd Allah, con il nome di Abd Allah II.