Hamilton, Alexander

(Nevis, Piccole Antille, 1755, † New York 1804). Uomo politico statunitense. Figlio di un mercante di origine scozzese, si trasferì quindicenne a New York per proseguire gli studi. Qui diede prova di grandi qualità intellettuali e di un precoce talento di pubblicista, che mise presto al servizio della causa dell’indipendenza americana. Nel 1776 fu nominato ufficiale, e si distinse nella battaglia di Trenton. Dal 1777 al 1781 fu aiutante di campo di Washington, con il quale stabilì uno stretto rapporto di fiducia e amicizia. In questa posizione diede un rilevante contributo alla riorganizzazione dell’esercito rivoluzionario. Deciso sostenitore del sistema rappresentativo, ma anche di un forte governo centrale come rimedio alle debolezze della confederazione, iniziò l’attività politica nel 1782 come deputato di New York al Congresso continentale. Dopo avere avviato l’attività di avvocato nel 1783, fu eletto nel 1787 alla Camera dello stato di New York, e nello stesso anno partecipò come delegato di quello stato alla convenzione costituente di Filadelfia. Qui ribadì la sua idea di uno stato fortemente centralizzato, fondato sui tre poteri legislativo (una Camera Bassa eletta a suffragio universale, e un senato a elezione indiretta), esecutivo (un presidente eletto da due gruppi di elettori, con poteri assoluti di veto sul legislativo) e giudiziario (una corte suprema composta da giudici a vita), e con amplissimi poteri rispetto ai singoli stati (per esempio, subordinazione delle leggi degli stati alle leggi federali, nomina dei governatori degli stati da parte del governo federale). Benché il suo progetto trovasse scarsa risonanza, Hamilton firmò la costituzione, e in seguito ne fu uno dei più decisi sostenitori nella raccolta di articoli Il federalista (1787-88), scritta insieme a Jay e Madison, alla quale egli diede il maggiore contributo. Ugualmente importante fu il suo ruolo nella nascita del nuovo governo (1788-89). Nel 1789 il presidente Washington lo nominò segretario al Tesoro, e in questa veste Hamilton istituì un sistema finanziario e fiscale mirante a ridurre il forte debito pubblico e a stimolare il commercio e l’industria (anche con l’istituzione di tariffe protettive e la creazione di una banca centrale). I contrasti sulla linea di Hamilton, intesa a rafforzare il governo nazionale a spese degli stati, portarono alla nascita di due partiti, il federalista, guidato dallo stesso Hamilton, e il repubblicano, diretto dal segretario di Stato Jefferson. Contrario all’egualitarismo della Rivoluzione francese e fautore di più stretti legami, anche commerciali, con l’Inghilterra, si scontrò con Jefferson nel tentativo di imporre agli USA una politica estera meno filofrancese; il che gli riuscì nel 1793, quando, allo scoppio della guerra tra Francia e Inghilterra, egli ottenne da Washington la proclamazione della neutralità degli USA, e nel 1794-95, quando, di fronte alle voci che richiedevano la guerra con gli inglesi, riuscì a negoziare un trattato che salvaguardava la pace e i rapporti commerciali. Hamilton lasciò il suo ministero nel 1795, ma continuò a esercitare una grande influenza presso l’entourage di Washington e del suo successore John Adams. Ma le sue aspre polemiche con quest’ultimo circa i rapporti con la Francia (1798-1800) provocarono una frattura nel partito federalista e in pratica portarono alla fine della sua carriera politica. Hamilton fu ucciso in duello da Aaron Burr, vicepresidente di Jefferson e suo avversario politico di lunga data.