Gheddafi, Muammar el

(Sirte 1942, † Sirte 2011). Uomo politico libico. Dopo aver studiato in Inghilterra, il 31 agosto 1969 guidò, come leader del gruppo degli “Ufficiali unionisti liberi”, il colpo di stato che rovesciò il re Idris I e proclamò la repubblica araba di Libia. Comandante delle forze armate e presidente del Consiglio della Rivoluzione, instaurò un regime personale. Dal 1970 divenne capo dello stato e assunse le cariche di primo ministro e di ministro della Difesa. La sua politica, caratterizzata dalla ricerca di una terza via rispetto ai blocchi socialista e capitalista (il “socialismo islamico”) fu contraddistinta dal radicalismo e dalla ricerca dell’unità araba in funzione antioccidentale. Nel 1971 tentò di organizzare una federazione araba, ottenendo l’adesione della Siria e dell’Egitto e, nel 1974, della Tunisia. Nel 1976 espose nel Libro verde le sue concezioni politiche e l’anno seguente fu tra i principali ispiratori del vertice di Tripoli, cui parteciparono i paesi arabi più decisamente schierati contro Israele (“fronte del rifiuto”). Nella seconda metà degli anni Settanta avviò anche un processo di revisione istituzionale che nel 1977 portò alla proclamazione della Jamahiriya (“stato delle masse”). Nel 1979 lasciò ogni carica ufficiale, rimanendo altresì la figura dominante della politica libica in quanto “leader della rivoluzione”. A causa dei legami della Libia con i gruppi fondamentalisti islamici e con la resistenza armata palestinese fu accusato di terrorismo internazionale dai paesi europei e dagli Stati Uniti. Rispose al bombardamento americano di Tripoli (1986), seguito alla distruzione di basi militari libiche, con il lancio di missili contro l’isola di Lampedusa. Nel 1990-91 assunse una posizione meno intransigente, condannando l’invasione irachena del Kuwait ma al tempo stesso la guerra scatenata contro l’Iraq di Saddam Hussein. L’aperto sostegno al terrorismo islamico determinò anche negli anni successivi continue tensioni con le forze occidentali e soprattutto con gli Stati Uniti. Nel 1992, in particolare, Gheddafi fu accusato di promuovere segretamente la produzione di armi chimiche. Nello stesso anno, il rifiuto di estradare due terroristi sospettati per la strage di Lockerbie (1988) costò al regime di Gheddafi pesanti sanzioni da parte delle Nazioni Unite, che furono sospese soltanto nel 2003. La sospensione delle sanzioni e il riavvicinamento di Gheddafi all’Occidente permise negli anni successivi una progressiva riabilitazione internazionale della Libia. Nel 2009 fu eletto segretario dell’Unione Africana e nello stesso anno compì per la prima volta un viaggio ufficiale in Italia, in seguito al quale firmò un accordo di cooperazione con il governo Berlusconi. Nel febbraio del 2011, nel quadro dell’ondata di manifestazioni di massa che scossero gran parte del Nord Africa e del Medio Oriente, il suo regime fu oggetto di violente proteste, che degenerarono presto in un guerra civile. Gheddafi ordinò la repressione dei ribelli asserragliati nella città di Bengazi, suscitando le dure proteste dell’ONU, che approvò nuove sanzioni contro il suo regime. Nel marzo dello stesso anno, di fronte alla continuazione delle violenze, una coalizione di paesi europei, guidata da Francia e Stati Uniti, bombardò le principali installazioni militari dell’esercito fedele a Gheddafi col proposito di difendere la popolazione civile di Bengazi stretta sotto assedio. Nell’ottobre 2011 fu infine catturato dalle forze ribelli nel corso di un tentativo di fuga nei pressi di Sirte e giustiziato. Nel 1974 Gheddafi pubblicò il Libro verde, in cui espose il significato del suo socialismo islamico.