Gemayel, Amin

(Bikfaya 1942, viv.). Uomo politico libanese. Figlio di Pierre Gemayel, fondatore del partito della destra cristiano maronita, la Falange libanese, nel 1970 fu eletto deputato per questa formazione. Nel 1975 la Falange si scisse tra la corrente più moderata di Amin e quella più estremista di suo fratello Béchir, mentre nel paese esplodeva la guerra civile tra le varie etnie, esasperata dalla presenza delle organizzazioni della guerriglia palestinese. La crisi si aggravò con l’invasione israeliana del 1982, anno in cui Béchir fu eletto presidente della repubblica e, poco dopo, assassinato in un attentato. Gli succedette Amin che tentò la conciliazione tra le fazioni e la difesa dell’indipendenza libanese. Il tentativo fallì, nonostante l’intervento di una forza multinazionale di pace, e il paese entrò in una crisi sempre più grave. Nel 1988, allo scadere del mandato presidenziale, Gemayel riparò in Francia e fece ritorno in patria solo nel 2000, quando, dopo aver costituito un nuova formazione politica, guidò l’opposizione al presidente filo-siriano Émile Lahoud.

Nel 2003 si propose come mediatore tra George W. Bush e Saddam Hussein per evitare lo scoppio della guerra. All’indomani della cosiddetta “rivoluzione dei cedri”, cioè quella serie di manifestazioni che furono organizzate dopo l’assassinio di Rafiq al-Hariri, svolse un ruolo di primo piano nella riunificazione delle diverse correnti interne al partito falangista.