futurismo

Movimento letterario e artistico, sviluppatosi in Italia tra il 1909 (anno in cui Filippo Tommaso Marinetti ne scrisse il manifesto) e la prima guerra mondiale, che esercitò una breve ma intensa influenza anche su letterati e artisti stranieri, soprattutto francesi e russi. Il nome del movimento, cui aderirono letterati come Aldo Palazzeschi, Corrado Covoni e Giovanni Papini, derivò dal programmatico antipassatismo e antitradizionalismo e dall’esaltazione dei simboli della modernità tecnologica: il movimento, il progresso, la velocità, le macchine, le industrie, le metropoli. Al manifesto marinettiano seguì nel 1910 quello dei pittori futuristi, redatto nel 1910 da Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Carlo Carrà e che attrasse al movimento pittori come Giacomo Balla. Il futurismo esaltò la violenza e la guerra, presentata come “igiene del mondo”. Alla prima guerra mondiale molti futuristi, accesamente interventisti, parteciparono come volontari e alcuni persero la vita in episodi bellici. Dopo la guerra, la maggioranza dei futuristi italiani aderì al fascismo. Caratteri particolari ebbe il futurismo russo, rappresentato soprattutto dal poeta Vladimir Majakovskij, che si legò alla rivoluzione comunista, nel tentativo, appoggiato dal commissario del popolo Anatoly Lunacharskij, di costruire la cultura della Russia post-rivoluzionaria. Il tentativo, però, si scontrò con la normalizzazione e stabilizzazione staliniana e fallì.