Domiziano, Tito Flavio

(Roma 51, † ivi 96). Imperatore romano dall’81 al 96. Figlio minore di Vespasiano e di Flavia Domitilla, fu estromesso dal potere e relegato in una posizione di secondo piano, tranne che per un brevissimo periodo nel 70, sia durante l’impero del padre, sia durante quello del fratello maggiore Tito, al quale era stato destinato a succedere dal padre. Divenuto imperatore, abbandonò la politica filo-oligarchica che era stata tipica dei Flavi e ritornò, invece, a quell’atteggiamento popolare assunto dagli ultimi Giulio-Claudi. Diede al suo governo un’impronta decisamente assolutistica e accentuò la valenza divina della figura dell’imperatore; si ingraziò l’esercito aumentandone lo stipendio. Attuò un piano economico efficace nelle sue linee principali, e, abbastanza abile in politica estera, ottenne successi in Germania e Britannia grazie soprattutto al suo generale Giulio Agricola. In Dacia fu costretto a venire a patti con il re Decebalo e dovette riconoscere l’indipendenza del suo regno e versare un tributo annuo (92). Negli ultimi tre anni del suo impero moltiplicò il numero delle inchieste e dei processi contro i senatori per reati di opinione; austero e moralista in pubblico (arrivò a far seppellire viva una Vestale), fu assai lascivo in privato. Perseguitò giudei e cristiani e condannò a morte il suo stesso amico Flavio Clemente, padre dei due fanciulli che aveva designato per la successione. Trovò la morte in una congiura cui non fu estranea la stessa moglie Domizia Longina.