costituzione civile del clero

Provvedimento decretato durante la Rivoluzione francese dall’Assemblea Costituente, per regolamentare la vita della chiesa nel territorio nazionale (12 luglio 1790). Il problema del rapporto tra la chiesa cattolica e la società francese fu al centro dell’attenzione dei rivoluzionari fin dall’inizio della rivoluzione. La chiesa possedeva un immenso patrimonio fondiario, spesso poco sfruttato, pari al 10% delle terre francesi e godeva inoltre di numerosi privilegi di natura feudale. Già il decreto relativo all’abolizione del regime feudale (4 agosto 1789), che sanciva il principio dell’uguaglianza giuridica e civile dei cittadini, iniziò a modificare la posizione del clero nella società francese. Il 2 novembre 1789, l’Assemblea costituente decise l’incameramento dei beni ecclesiastici per risollevare la situazione finanziaria dello stato. Gli ordini religiosi contemplativi furono soppressi, mentre lo stato si accollò il mantenimento del clero “utile e operoso”, impegnato cioè in attività sociali e assistenziali e nel servizio spirituale alla comunità. La regolamentazione complessiva della vita della chiesa venne infine sistematizzata con la costituzione civile del clero. Il cattolicesimo cessò di essere religione di stato, ma conservò il privilegio di essere l’unica religione autorizzata a celebrare pubblicamente le proprie feste e cerimonie. Le altre confessioni furono tollerate come fatto puramente privato. La struttura ecclesiastica fu riformata: le diocesi vennero fatte coincidere con gli 83 dipartimenti amministrativi, riducendo così il numero dei vescovi; vescovi e curati divennero eleggibili da parte del popolo, in omaggio al principio di origine gallicana che la chiesa doveva essere un’istituzione al servizio della nazione e non alle dipendenze di Roma; il clero divenne un corpo di funzionari dello stato, stipendiato e tenuto a giurare fedeltà alla costituzione. Il papa Pio VI non accettò queste condizioni e condannò nel 1791 la costituzione civile del clero. Ciò determinò una frattura lacerante tra il clero “costituzionale”, che, nonostante la condanna papale, accettò la nuova normativa e giurò fedeltà alla costituzione, e quello “refrattario”, che in obbedienza al papa si oppose alla costituzione operando attivamente per la controrivoluzione. L’ostilità del clero refrattario accrebbe l’anticlericalismo dei rivoluzionari, molti dei quali si orientarono verso un progetto di totale scristianizzazione della Francia.