causa storica

Attraverso il concetto di causa storica gli storici hanno indicato l’elemento fondamentale di mutamento in una data situazione come nel complesso dello svolgimento della storia umana, l’elemento cioè che porta un contributo esplicativo allo studio di una determinata realtà. Si tratta di un concetto altamente problematico, discusso e interpretato in modi diversi e talvolta assolutamente negato. Al concetto di causa storica sono stati sempre legati problemi fondamentali della comprensione storica come la razionalità del corso storico, il ruolo del caso negli avvenimenti, l’esistenza di leggi interne allo svolgimento della storia, l’origine ultima delle vicende storiche in una volontà o in un disegno metafisico in origine esterno alla storia stessa. Nella storiografia della Grecia classica il ruolo del fato e della fortuna in quanto causa esplicativa era assai rilevante, e si inseriva in una concezione ciclica della storia. Gli storici del mondo romano introdussero cause politiche e morali per spiegare l’ascesa di Roma: per Polibio le istituzioni stabili, la dedizione allo stato e l’equanimità spiegavano il successo romano; per Tito Livio al senso del dovere e della missione romana nel mondo si aggiungeva un elemento di sacralità, confermato dal favore della fortuna per i romani. Lo sforzo della storiografia classica di trovare innanzitutto cause umane alle vicende storiche fu radicalmente rigettato dalla speculazione cristiana: da Agostino di Ippona (De civitate Dei, 413-26) a Bossuet (Discorso sulla storia universale, 1681) la causa ultima delle vicende umane è la volontà divina, che dà ordine e intelligibilità a tutti gli avvenimenti iscrivendoli in un disegno provvidenziale. Anche nelle cronache medievali, incentrate su ristrette unità temporali e geografiche, si cercava nella trama delle vicende umane la prova dell’affermarsi della giustizia divina, rinunciando a indicare relazioni causali tra i fatti. Nell’età dell’Umanesimo e del Rinascimento gli storici utilizzarono nuovamente il concetto di causa per spiegare il concatenarsi degli avvenimenti, riconducendone sempre più spesso lo sviluppo alla volontà dei protagonisti. La discussione teorica si affiancò alla pratica storiografica e si pose il problema delle cause che muovevano gli uomini: le istituzioni giuridiche, i costumi della società, ma anche il clima e la posizione geografica (in Bodin anche la costellazione degli astri) acquistarono così nella storiografia dell’età moderna la dignità di causa storica. Il modello di causa tratto dalle scienze della natura fu integrato nella storiografia dell’Illuminismo come elemento esplicativo fondamentale, funzionale alla ricerca di leggi generali della storia. In questo contesto vanno lette le critiche all’idea di causa che furono formulate, ad esempio, da Hume. Nell’Ottocento la nozione scientifica di causa storica rimase presente nella storiografia di ispirazione marxista, secondo la quale il processo storico è determinato dalla struttura delle forme produttive, che, a sua volta, produce le classi sociali e la sovrastruttura ideologica. Nello storicismo ottocentesco e novecentesco la diffidenza verso questa nozione di causa tratta dalle scienze fisiche è divenuta molto forte; anzi, per gli storicisti la distinzione essenziale tra le scienze della natura e la storia ruota proprio sull’interpretazione del concetto di causa. Secondo gli storicisti, compito dello storico è “capire” lo sviluppo di una forza piuttosto che “spiegare” in termini causali la successione dei fenomeni. Nel dibattito contemporaneo le posizioni sono divergenti. Per Collingwood, la causa di un fatto è il pensiero dell’attore storico: compito dello storico è ricostruire questo processo di volizione. Per i teorici scientisti della storia come Hempel la storia deve utilizzare i modelli ipotetico-deduttivi elaborati dalle scienze esatte, per cui gli eventi sono tanto spiegabili nel passato quanto prevedibili nel futuro sulla base di leggi generali. Negli ultimi due decenni di dibattito si è resa evidente una crisi profonda nel concetto stesso di causa, dopo che anche nelle scienze fisiche si sono affermate un’interpretazione statistica delle leggi di funzionamento e la nozione dei modelli probabilistici. Nella storiografia contemporanea, anche in conseguenza di questi sviluppi epistemologici, si propende sia a utilizzare una concezione non determinista di causa storica sia a rivalutare la nozione di continuità tra narrazione e spiegazione. [Edoardo Tortarolo]