cartismo

Movimento politico sviluppatosi in Inghilterra intorno alla metà del XIX secolo. Erano detti cartisti i sostenitori della People’s Charter (Carta del popolo), redatta nel 1838 da Francis Place e ispirata alle idee di William Lowett. Essa conteneva sei richieste da inoltrare al parlamento britannico: il suffragio universale, un’equilibrata ripartizione dei collegi elettorali, la segretezza del voto, l’elezione annuale del parlamento, l’eleggibilità dei non proprietari, la retribuzione dei membri eletti. La Carta rifletteva la delusione delle classi popolari per il Reform Bill (la riforma elettorale) del 1832, che continuava a escludere ampie fasce della società dalla rappresentanza politica. Fu sostenuta in diverse regioni del Regno Unito da associazioni, quali la moderata “Working Men’s Association” di Londra, formata da artigiani e operai seguaci delle idee di Owen e guidati da Cleave e da William Lowett, la “Political Union” di Birmingham e le “Unioni del Nord”, più radicali e capeggiate da Feargus O’Connor. L’adesione alla Carta fu solo un aspetto del movimento cartista. Esso unì forze sociali disparate, accomunate dalla protesta contro la nuova legge sui poveri, che eliminava l’ammortizzatore sociale costituito dall’assistenza parrocchiale; contro il gravoso orario di lavoro delle nuove fabbriche; contro il liberismo economico, che si opponeva a ogni politica di tutela sociale delle classi più deboli. Più in generale il cartismo fu un movimento di reazione contro il nuovo sistema industriale e una delle prime forme di autoaffermazione della classe emergente del proletariato. La base sociale del movimento era infatti costituita da operai di fabbrica e da minatori, oltre che da artigiani e lavoratori a domicilio. Esso assunse una fisionomia più radicale nelle città industriali come Manchester e più moderata in quelle con prevalenza di piccole officine, come Birmingham. In zone agricole come il Galles raccolse anche il malcontento dei contadini poveri. Nei meeting cartisti del 1838 e del 1839, dopo accesi dibattiti, la corrente radicale dei “physical-force men” (fautori della forza fisica), i cui leader erano Feargus O’Connor, Bronterre O’Brien e William Benbow, finì per prevalere sui più moderati “moral-force men”, come William Lowett. Il movimento cartista rafforzò così la propria connotazione classista, facendo dei sei punti della Carta un primo passo da compiere in vista di un fine socialmente più avanzato. La “National Charter Association” ruppe allora i legami che precedentemente aveva intrattenuto con la Anti Corn Law League (la lega contro le leggi sul grano, che si batteva per abolire il protezionismo agrario), espressione degli interessi della classe imprenditoriale, e criticò le posizioni più moderate e ottimistiche presenti nel movimento operaio, come quelle degli oweniani. Nel 1839 la Carta fu presentata al parlamento dal deputato Attwood, sostenuta da più di un milione di firme. Il parlamento la respinse, provocando in tutta la nazione, ma particolarmente in città come Birmingham e Newport, tumulti e sommosse duramente repressi dalle forze dell’ordine. Una nuova petizione fu presentata nel 1842, con più di 3 milioni di firme, e fu nuovamente respinta dal parlamento. I cartisti reagirono allora con uno sciopero generale, che fallì determinando la crisi del movimento. Tale crisi si fece ancora più acuta quando nel 1845 le Trade Unions ripudiarono il cartismo orientandosi su una linea di accordi rivendicativi con i singoli datori di lavoro. Si ebbe ancora un sussulto nel 1848, con un’ennesima petizione appoggiata da grandi manifestazioni di massa, che furono soffocate dal governo senza particolari difficoltà. Da allora il cartismo scomparve del tutto dalla scena della politica inglese. Solo vari decenni più tardi, con la nascita del Partito laburista, tornò a porsi all’ordine del giorno il problema della rappresentanza politica del movimento operaio.