Carlo I

(Dunfermline 1600, † Londra 1649). Re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda dal 1625 al 1649. Secondo sovrano inglese della dinastia Stuart. Figlio di Giacomo I e di Anna di Danimarca, divenne erede al trono alla morte del fratello Enrico (1612). La sua figura è inestricabilmente connessa al conflitto col parlamento in materia finanziaria, alla questione cattolica e, di conseguenza, all’esplosione e allo sviluppo della prima rivoluzione inglese. Amico intimo del duca di Buckingham – che lo accompagnò in Spagna nel 1623 per chiedere la mano della sorella del monarca spagnolo Filippo IV e che, fallito tale accordo, trattò per lui il matrimonio con Enrichetta Maria, sorella di Luigi XIII di Francia, realizzato nel 1625 al momento dell’ascesa al trono – Carlo I ne condivise le ambiguità politiche, sia nei rapporti col parlamento sia nella sospetta tolleranza dimostrata verso i cattolici. Il suo regno fu caratterizzato dalla tendenza al governo assoluto di stile francese, col ricorso a tassazioni non concordate col parlamento, al misconoscimento dei diritti personali, agli imprigionamenti illegali. Discostandosi dal moderato ma convinto anglicanesimo del padre, Carlo permise lo sviluppo di correnti arminiane e cattoliche a corte. Costretto ad accettare dal parlamento la Petition of Rights (1628), in forza della quale si impegnava a non disporre nuove tasse se non con l’accordo parlamentare e a non più calpestare il diritto alla libertà personale senza provati motivi, Carlo si determinò, dopo l’assassinio di Buckingham (1628), a sciogliere il parlamento (1629), aprendo così un lungo periodo di governo autoritario con l’assistenza del suo favorito Thomas Wentworth, conte di Strafford, e dell’arcivescovo di Canterbury William Laud. Il suo tentativo di estendere a tutto il paese (compresa la Scozia, dove si ebbe la resistenza e la sollevazione dei presbiteriani) la confessione anglicana ed episcopale e la persecuzione delle sette puritane suscitarono in quegli anni un vasto malcontento, che fu ulteriormente aggravato dagli espedienti escogitati per aumentare il gettito fiscale senza ricorrere all’approvazione parlamentare: multe ai proprietari terrieri, estensione delle tasse per la flotta da guerra, concessioni di appalti a favoriti, ecc. Questa politica provocò l’aperta ribellione degli scozzesi (1638), che costituì l’antefatto della riconvocazione del parlamento (1640) e quindi della guerra civile e della rivoluzione. La rivolta irlandese del 1641 rese ancor più complessa la situazione e costrinse il sovrano a ricorrere all’apporto finanziario e politico del parlamento. Nel 1642, riconoscendo l’insostenibilità della sua posizione, Carlo abbandonò Londra, dando così inizio a una feroce guerra civile tra le forze lealiste dei “cavalieri” e l’esercito parlamentare delle “teste rotonde”, ben presto riorganizzato da Oliver Cromwell nel New Model Army. Importante per le sorti della guerra si dimostrò anche l’intervento degli scozzesi. Decisive furono le vittorie di Cromwell a Naseby (1645) contro i realisti e a Preston (1648) contro gli scozzesi, che nel frattempo Carlo aveva attirato dalla sua parte. Catturato dall’esercito parlamentare, Carlo I riuscì a fuggire nel 1647 ma, ricongiuntosi con gli scozzesi, fu consegnato da essi a Cromwell. Sotto la pressione delle correnti più estreme della rivoluzione (in particolare i livellatori) fu processato, condannato per alto tradimento e giustiziato il 30 gennaio 1649. Alla sua morte fu abolita la monarchia e istituita la repubblica (Commonwealth).