calvinismo

Il termine designa l’insieme delle chiese sorte in Europa dall’azione riformatrice di G. Farel, G. Ecolampadio, B. Haller, V. Capitone, Zwingli e Calvino, ma anche di molti altri come lo scozzese John Knox, il polacco Jan à Lasco, l’italiano Pietro Martire Vermigli. Nel medesimo tempo, indica anche una particolare visione del cristianesimo e un tipo di ordinamento ecclesiastico che, all’interno del protestantesimo, distinguono il calvinismo dal luteranesimo, dalla cosiddetta riforma radicale (anabattisti) e, più tardi, dal congregazionalismo e dai battisti. Nessuna chiesa zwingliana o calvinista reca questo nome; si chiamano o “riformate” secondo la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura, oppure – in ambito linguistico anglosassone – “presbiteriane” in riferimento all’ordinamento ecclesiastico (caratterizzato dal ruolo rilevante svolto dagli “anziani” o “presbiteri”, oppure imperniato sui “presbiteri”, struttura di base che collega tra loro un gruppo di comunità locali tra loro vicine). Sparso oggi per tutto il mondo (e in rapida espansione in alcuni paesi come la Corea), il cristianesimo riformato è riunito nell’Alleanza Riformata Mondiale fondata nel 1875, con sede a Ginevra, che comprende 175 chiese in 84 paesi con 65 milioni circa di membri. In Italia la fede riformata è professata dai valdesi. Dal punto di vista dottrinale il calvinismo condivide con il luteranesimo e con le altre chiese cristiane la fede espressa nei grandi “simboli” (confessioni di fede) della chiesa antica; fa proprie le grandi affermazioni della Riforma (sola fide, sola gratia, sola Scriptura, solus Christus). All’interno del messaggio cristiano ricondotto ai suoi contenuti biblici pone alcuni accenti particolari: la gloria di Dio come obiettivo della vita umana e cristiana; la santità di Dio (che non si lascia oggettivare in nessuna realtà umana ecclesiastica o laica), cui corrisponde una forte esigenza di santificazione dei credenti, detta anche “ascesi intramondana”; il rilievo dato alla dottrina della predestinazione, per fondare la salvezza in Dio soltanto e non nell’intraprendenza umana; l’insistenza sulla signoria di Cristo, e non della chiesa, su tutta la realtà, che da un lato assicura la laicità dello stato e della politica e dall’altro assegna alla comunità cristiana il ruolo di testimone, esigendo da essa il massimo di responsabilità civile e politica per il bene pubblico; la vita in generale e il lavoro in particolare vissuti come vocazione, cioè come ambiti di servizio a Dio e al prossimo; forme collegiali e assembleari di governo della chiesa. Il credo delle chiese riformate è contenuto in alcune classiche confessioni di fede come quella delle chiese di Francia (Gallicana, 1559), di Scozia (Scotica, 1560), del Belgio (Belgica, 1559), della Svizzera (Helvetica posterior, 1566), d’Inghilterra (Westminster, 1646), nonché nei Catechismi di Ginevra (1537) e di Heidelberg (1563). Nel nostro secolo le chiese riformate hanno prodotto diverse confessioni di fede, come quella – sottoscritta da molti luterani – della chiesa confessante tedesca contro i “cristiano-tedeschi” filo-nazisti (Dichiarazione del Sinodo di Barmen, 1934), quella della chiesa presbiteriana americana sulla riconciliazione (1967) e molte altre elaborate da chiese latino-americane, africane e asiatiche. Sul piano dei rapporti con lo stato, solo un paio di chiese riformate sono ancora oggi chiese di stato (ad es. quella scozzese). Le altre sono per lo più chiese minoritarie e in generale vige tra loro il principio “libera chiesa in libero stato”. L’ordinamento interno delle chiese è sinodale e il sinodo è costituito da pastori e laici deputati delle chiese locali o dei sinodi regionali. Le chiese locali si autogovernano sottoponendosi all’autorità di Cristo (che la esercita con la sua Parola e con lo Spirito), nel quadro della più ampia comunione con le altre chiese vissuta e manifestata nel sinodo. Molto consistente è stato ed è il contributo delle chiese riformate al movimento ecumenico. Nel nostro secolo sono anche sorte alcune fraternità come quella di Iona (Scozia), Taizé (Francia, oggi autonoma rispetto alle chiese riformate) e Grandchamp (Svizzera). Dal 1973 il calvinismo europeo vive in piena comunione ecclesiale con i luterani (Concordia di Leuenberg). [Paolo Ricca]