Brigate rosse

Denominazione del più importante tra i gruppi terroristici sorti in Italia dall’ondata di contestazione del Sessantotto, dotatisi di un’organizzazione clandestina, aventi scopi di eversione rivoluzionaria delle istituzioni e orientati verso la lotta armata. Il gruppo prese consistenza all’inizio degli anni Settanta. L’ideologia della Brigate rosse era anticapitalistica e ispirata all’idea che fosse necessario, mediante azioni esemplari, attivare l’iniziativa rivoluzionaria delle masse proletarie tradite nei loro interessi e nelle loro aspirazioni dal Partito Comunista, dal Partito socialista e dai sindacati divenuti strumenti dell’integrazione degli operai e dei lavoratori nelle strutture dello stato capitalistico nazionale e del sistema imperialistico internazionale. Le Brigate rosse, godendo del consenso passivo e del sostegno attivo di nuclei di lavoratori e intellettuali della sinistra extraparlamentare, dirette da un vertice politico unico ma articolate ai fini operativi in nuclei di azione autonomi, misero in atto una pratica terroristica contro personalità del “regime”: magistrati, dirigenti d’azienda, giornalisti, uomini politici, militari e poliziotti. La tecnica terroristica si espresse nei sequestri di persona, in ferimenti e assassinii. Grande cura venne data alla propaganda, con processi condotti in nome del popolo oppresso, la pubblicazione e diffusione di documenti e dei testi delle confessioni strappate alle vittime. Il culmine dell’azione terroristica delle Brigate rosse fu raggiunto nel 1978 con il rapimento, il processo e l’uccisione del leader e statista democristiano Aldo Moro. La repressione da parte dello stato, grazie alla legislazione speciale e all’opera della magistratura e delle forze di polizia, portò negli anni Ottanta alla sconfitta e alla sostanziale scomparsa delle Brigate rosse, i cui dirigenti furono processati e incarcerati. La questione dell’effettivo sradicamento del gruppo fu tuttavia risollevata a partire dai primi anni Novanta, in considerazione non solo del numero relativamente significativo di irriducibili ancora latitanti, ma anche di una serie di attentati – come quelli alla base americana di Aviano del 1993 e al NATO Defense College di Roma del 1994 – rivendicati da formazioni che si richiamarono espressamente alle Brigate rosse. Sull’onda dell’aspra polemica nei confronti della globalizzazione e delle politiche neoliberali adottate dai maggiori paesi industrializzati, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila sembrò aprirsi un nuovo capitolo nella storia delle Brigate rosse, soprattutto quando furono uccisi prima due economisti, Massimo D’Antona (1999) e Marco Biagi (2002), ritenuti responsabili di aver favorito la precarizzazione del lavoro, e poi, durante uno scontro a fuoco, un agente della polizia ferroviaria (2003). In seguito alle indagini avviate dalla magistratura, nel 2007 furono arrestati quindici presunti aderenti alle cosiddette “Nuove Brigate rosse”.