Bordiga, Amadeo

(Resina, Napoli, 1889, † Napoli 1970). Uomo politico italiano. Cresciuto nell’ambiente socialista napoletano, si staccò dal partito e fondò nel 1912 un circolo autonomo intitolato a Marx. Nel 1918 fondò la rivista “Il Soviet” che, insieme all’“Ordine Nuovo” di A. Gramsci, diede espressione alla corrente comunista del Partito socialista. Tra i fondatori della frazione comunista astensionista del PSI (1919), al congresso di fondazione del Partito comunista d’Italia (1921) divenne il maggior dirigente del nuovo partito. Insieme a U. Terracini fu autore e firmatario delle “tesi di Roma” sulla tattica del partito (1922), che provocarono reazioni negative nel Comintern. Arrestato nel 1923, fu eletto nel 1924 con P. Togliatti nell’esecutivo dell’Internazionale comunista, dove ebbe forti contrasti con Stalin, di cui respinse le tesi sulla “bolscevizzazione”. Il suo dissenso rispetto alla concezione del partito e sulle questioni del fronte unico, dell’apertura alla sinistra socialista e del giudizio sul fascismo portò alla sua sconfitta politica a opera di A. Gramsci e P. Togliatti al congresso di Lione del 1926. Confinato all’isola di Ponza, venne espulso dal partito nel 1930. Si ritirò allora dalla politica attiva, che riprese nel secondo dopoguerra attraverso la fondazione di un piccolo partito e un’intensa attività pubblicistica che ha ispirato la nascita di vari gruppi “bordighisti”. Scrisse una Storia della sinistra comunista (1964-66).