Protagora

(Abdera tra il 491 e il 481, † 410 circa a.C.). Filosofo greco. Fu uno dei massimi esponenti della scuola sofistica e operò ad Atene. Platone gli dedicò uno dei suoi dialoghi maggiori, il Protagora. Secondo una tradizione assai incerta, morì in un naufragio mentre da Atene fuggiva in Sicilia, essendo stato bandito per empietà. Le sue opere più importanti sono La Verità o Discorsi sovvertitori e le Antilogie. Fondamento della filosofia di Protagora è la celebre affermazione, espressione classica del suo relativismo gnoseologico, che “l’uomo è misura di tutte le cose”. Quanto all’esistenza degli dei, non è dato di dimostrarla. Nella vita pratica il criterio di giudizio a cui attenersi è offerto dalla maggiore o minore convenienza, quindi dall’utilità che ne deriva all’uomo. In campo politico, Protagora affermò per un verso che esiste un’élite di individui che è più capace di altri di discernere quello che meglio giova all’ordine comune, per l’altro che tutti i cittadini possono e devono contribuire, mediante il loro controllo, a un buon uso del potere da esercitarsi secondo ragione.