La spedizione di Settimio Severo contro i Parti

Severo, Lucio Settimio

(Leptis Magna 146, † Eburacum, attuale York, 211). Imperatore romano dal 193 al 211. Proveniente da una famiglia romana dell’ordine equestre, da tempo stabilitasi a Leptis Magna, nel 164 venne a Roma dove completò i propri studi e fece una brillante carriera politica e militare. Sposò nel 187, la nobile siriaca Giulia Domna che ne influenzò la fede religiosa. Proclamato imperatore nel 193 dalle legioni in Pannonia, dopo l’uccisione di Pertinace, entrò in Roma con il favore del senato. Si accordò dapprima con Albino – di cui si sarebbe liberato più tardi, nel 197 – concedendogli il titolo di cesare e sconfisse in tre successive battaglie Pescennio Nigro che pure godeva dell’appoggio dei parti. Nominò cesare il figlio Caracalla e partì per l’Oriente dove, con una serie di vittorie, giunse fino a Ctesifonte e creò la nuova provincia di Mesopotamia. Nel 208 intraprese una campagna in Britannia contro i caledoni e qui, dopo aver associato al principato anche il figlio minore Geta (209), morì. Severo comprese la grandissima importanza degli eserciti, assicurò ai soldati delle legioni numerosi privilegi e inasprì, di conseguenza, le esazioni fiscali a danno dei possidenti. Furono alterati il peso e la lega del denarius con l’inevitabile rincaro dei beni di consumo. Diede grande importanza alla scienza giuridica, che raggiunse il suo apogeo con maestri quali Papiniano, Ulpiano e Giulio Paolo. Severo dedicò anche grandi cure all’Africa in cui era nato, trasformandola in una delle regioni più civili dell’impero.