La Resistenza in Italia: 1943-1945

Resistenza La Resistenza in Europa occidentale

A partire dall’estate 1940 movimenti di Resistenza si svilupparono in Danimarca, Norvegia, Olanda e Belgio, i cui governi (tranne quello danese, cui i nazisti concessero di restare in carica fino all’estate 1943) si erano rifugiati a Londra. L’attività di Resistenza consistette in operazioni di guerriglia e/o sabotaggio, in scioperi, nella creazione di reti di informazione e nella diffusione di stampa clandestina, mentre esponenti militari svolsero un attivo ruolo di collegamento con Londra. Dimensioni molto più rilevanti e complesse ebbe la Resistenza in Francia, dove si intrecciarono l’azione e i progetti politici del generale de Gaulle, l’operato dei gruppi della Resistenza in territorio francese e la presenza del governo legale di Vichy guidato dal maresciallo Pétain, il cui innegabile ruolo collaborazionista ebbe anche, almeno in un primo tempo, dei risvolti antitedeschi. Mentre da Londra de Gaulle, comandante delle Forze Francesi Libere operanti su vari fronti di guerra sotto direttive inglesi, attuava gradualmente il proprio piano di liberazione nazionale e di ripristino dello stato, nella Francia settentrionale occupata dai nazisti iniziarono ad agire i primi gruppi della Resistenza, con operazioni di carattere militare e di spionaggio. L’intervento dei comunisti (estate 1941) nella Resistenza interna spinse de Gaulle a consolidare i rapporti con essa, per evitare la monopolizzazione da parte comunista. La formazione del Consiglio Nazionale della Resistenza (27 marzo 1943 a Parigi), comprendente rappresentanti dei vari gruppi della Resistenza e di tutti i vecchi partiti politici, fu il coronamento della strategia di de Gaulle. A essa seguirono la formazione del Comitato Francese di Liberazione Nazionale (3 giugno 1943), la proclamazione di un governo provvisorio della repubblica francese (3 giugno 1944) e la convocazione di un parlamento provvisorio (settembre 1944), tutte ad Algeri. Malgrado la grande attività e l’importante ruolo militare dei vari gruppi della Resistenza, alla liberazione di Parigi (25 agosto 1944) essi dovettero piegarsi ai piani di de Gaulle, che non intendeva instaurare in Francia un potere di tipo insurrezionale. In Italia importanti azioni di Resistenza si svolsero a partire dall’inizio del 1943, in seguito soprattutto all’intensa opera di propaganda comunista nelle zone industriali del nord, che portò ai grandi scioperi di Torino e Milano del marzo 1943. Dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), la formazione del governo Badoglio nell’Italia meridionale liberata e la creazione della Repubblica Sociale Italiana nel nord ancora occupato dai tedeschi tracciarono il nuovo scenario nel quale si dispiegò su vasta scala l’operato della Resistenza, coordinato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), un organismo clandestino creato a Roma il 9 settembre 1943, che riuniva i partiti antifascisti. Forte dell’alleanza tra il governo Badoglio e gli angloamericani e di un crescente consenso popolare alla lotta contro i tedeschi e le forze fasciste repubblicane, la Resistenza nell’Italia settentrionale e in parte centrale reclutò i suoi membri in tutte le forze politiche e in tutti gli strati sociali, configurandosi sempre più nettamente come un movimento di ribellione popolare interclassista diffuso sia nelle campagne (dove era più numeroso) che nelle città. L’unità militare di base (dopo la riorganizzazione dell’estate 1944) era la brigata, composta da 100-300 uomini e di solito connotata in base all’affiliazione politica (brigate “Garibaldi” comuniste, “Matteotti” socialiste, di “Giustizia e Libertà” legate al Partito d’azione, e altre democristiane, liberali e autonome). D’altro canto emersero presto i contrasti nello schieramento antifascista tra i conservatori (DC, PLI e monarchici), che sostenevano il ritorno alla monarchia liberale, e la sinistra (PCI, PSI e Partito d’azione), che riteneva la monarchia complice del fascismo e voleva un rinnovamento in senso democratico-progressista. I contrasti rientrarono grazie al compromesso con il quale il re Vittorio Emanuele III nominò luogotenente il figlio Umberto, delegandogli i poteri. Ritrovata l’unità, i partiti antifascisti parteciparono al nuovo governo Badoglio (21 aprile 1944). Nel dicembre 1944, dopo altri importanti scioperi (marzo e giugno), un accordo con le autorità militari alleate e il governo Bonomi attribuì al Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) la direzione politica di tutte le formazioni partigiane, e assegnò il comando delle operazioni militari al generale Raffaele Cadorna. Nella primavera 1945 l’offensiva partigiana si affiancò all’ultima offensiva alleata, contribuendo notevolmente alla sconfitta dei nazifascisti e liberando la maggioranza delle grandi città del nord prima dell’arrivo degli Alleati. I partiti che parteciparono alla Resistenza ebbero poi un ruolo fondamentale nella nascita della repubblica italiana e nella definizione del suo ordinamento costituzionale, anche se le sinistre furono in seguito estromesse dal governo (da 1947) nel contesto più generale della guerra fredda.