Resistenza

  1. Definizione del termine
  2. La Resistenza in Europa occidentale
  3. La Resistenza in Europa orientale
  4. La Resistenza in Germania
1. Definizione del termine

Con Resistenza si indica in generale l’insieme delle attività e delle azioni condotte durante la seconda guerra mondiale (1939-45) contro la Germania nazista e i suoi alleati da parte di membri delle popolazioni dei paesi occupati. Sviluppo diretto dell’antifascismo, essa fu un fenomeno europeo, ma in ogni paese assunse forme e caratteri specifici, a seconda della natura dell’occupazione e della situazione politica e sociale. Anche per questo la definizione precisa del concetto è stata ed è oggetto di controversie storiografiche. Accanto al carattere di lotta di liberazione nazionale si tende oggi a sottolineare anche l’aspetto di guerra civile che la Resistenza assunse in non pochi paesi. Una distinzione può comunque essere fatta tra i paesi in cui l’obiettivo della Resistenza fu il ripristino della situazione politica precedente l’invasione, e quelli (come l’Italia o la Francia) in cui essa mirò alla creazione di un nuovo ordinamento politico-sociale. Un’altra distinzione può essere quella tra la Resistenza in Europa occidentale, dove l’occupazione tedesca lasciò sussistere condizioni di vita relativamente normali e dove l’organizzazione di movimenti di Resistenza fu influenzata in modo decisivo dall’Inghilterra, e l’Europa orientale, dove sotto il regime di terrore nazista il ruolo preponderante fu assunto dai comunisti, grazie alla loro migliore organizzazione clandestina e al sostegno dell’URSS; la questione della Resistenza nella Germania nazista, infine, occupa un posto a sé.

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2. La Resistenza in Europa occidentale

A partire dall’estate 1940 movimenti di Resistenza si svilupparono in Danimarca, Norvegia, Olanda e Belgio, i cui governi (tranne quello danese, cui i nazisti concessero di restare in carica fino all’estate 1943) si erano rifugiati a Londra. L’attività di Resistenza consistette in operazioni di guerriglia e/o sabotaggio, in scioperi, nella creazione di reti di informazione e nella diffusione di stampa clandestina, mentre esponenti militari svolsero un attivo ruolo di collegamento con Londra. Dimensioni molto più rilevanti e complesse ebbe la Resistenza in Francia, dove si intrecciarono l’azione e i progetti politici del generale de Gaulle, l’operato dei gruppi della Resistenza in territorio francese e la presenza del governo legale di Vichy guidato dal maresciallo Pétain, il cui innegabile ruolo collaborazionista ebbe anche, almeno in un primo tempo, dei risvolti antitedeschi. Mentre da Londra de Gaulle, comandante delle Forze Francesi Libere operanti su vari fronti di guerra sotto direttive inglesi, attuava gradualmente il proprio piano di liberazione nazionale e di ripristino dello stato, nella Francia settentrionale occupata dai nazisti iniziarono ad agire i primi gruppi della Resistenza, con operazioni di carattere militare e di spionaggio. L’intervento dei comunisti (estate 1941) nella Resistenza interna spinse de Gaulle a consolidare i rapporti con essa, per evitare la monopolizzazione da parte comunista. La formazione del Consiglio Nazionale della Resistenza (27 marzo 1943 a Parigi), comprendente rappresentanti dei vari gruppi della Resistenza e di tutti i vecchi partiti politici, fu il coronamento della strategia di de Gaulle. A essa seguirono la formazione del Comitato Francese di Liberazione Nazionale (3 giugno 1943), la proclamazione di un governo provvisorio della repubblica francese (3 giugno 1944) e la convocazione di un parlamento provvisorio (settembre 1944), tutte ad Algeri. Malgrado la grande attività e l’importante ruolo militare dei vari gruppi della Resistenza, alla liberazione di Parigi (25 agosto 1944) essi dovettero piegarsi ai piani di de Gaulle, che non intendeva instaurare in Francia un potere di tipo insurrezionale. In Italia importanti azioni di Resistenza si svolsero a partire dall’inizio del 1943, in seguito soprattutto all’intensa opera di propaganda comunista nelle zone industriali del nord, che portò ai grandi scioperi di Torino e Milano del marzo 1943. Dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), la formazione del governo Badoglio nell’Italia meridionale liberata e la creazione della Repubblica Sociale Italiana nel nord ancora occupato dai tedeschi tracciarono il nuovo scenario nel quale si dispiegò su vasta scala l’operato della Resistenza, coordinato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), un organismo clandestino creato a Roma il 9 settembre 1943, che riuniva i partiti antifascisti. Forte dell’alleanza tra il governo Badoglio e gli angloamericani e di un crescente consenso popolare alla lotta contro i tedeschi e le forze fasciste repubblicane, la Resistenza nell’Italia settentrionale e in parte centrale reclutò i suoi membri in tutte le forze politiche e in tutti gli strati sociali, configurandosi sempre più nettamente come un movimento di ribellione popolare interclassista diffuso sia nelle campagne (dove era più numeroso) che nelle città. L’unità militare di base (dopo la riorganizzazione dell’estate 1944) era la brigata, composta da 100-300 uomini e di solito connotata in base all’affiliazione politica (brigate “Garibaldi” comuniste, “Matteotti” socialiste, di “Giustizia e Libertà” legate al Partito d’azione, e altre democristiane, liberali e autonome). D’altro canto emersero presto i contrasti nello schieramento antifascista tra i conservatori (DC, PLI e monarchici), che sostenevano il ritorno alla monarchia liberale, e la sinistra (PCI, PSI e Partito d’azione), che riteneva la monarchia complice del fascismo e voleva un rinnovamento in senso democratico-progressista. I contrasti rientrarono grazie al compromesso con il quale il re Vittorio Emanuele III nominò luogotenente il figlio Umberto, delegandogli i poteri. Ritrovata l’unità, i partiti antifascisti parteciparono al nuovo governo Badoglio (21 aprile 1944). Nel dicembre 1944, dopo altri importanti scioperi (marzo e giugno), un accordo con le autorità militari alleate e il governo Bonomi attribuì al Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) la direzione politica di tutte le formazioni partigiane, e assegnò il comando delle operazioni militari al generale Raffaele Cadorna. Nella primavera 1945 l’offensiva partigiana si affiancò all’ultima offensiva alleata, contribuendo notevolmente alla sconfitta dei nazifascisti e liberando la maggioranza delle grandi città del nord prima dell’arrivo degli Alleati. I partiti che parteciparono alla Resistenza ebbero poi un ruolo fondamentale nella nascita della repubblica italiana e nella definizione del suo ordinamento costituzionale, anche se le sinistre furono in seguito estromesse dal governo (da 1947) nel contesto più generale della guerra fredda.

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3. La Resistenza in Europa orientale

In Polonia il governo in esilio a Londra dal 1940 costituì un esercito che operò in Francia e in Libia, e coordinò l’organizzazione dei gruppi della Resistenza attivi nel paese dalla fine del 1939. Dopo l’attacco nazista all’URSS (giugno 1941), Stalin liberò i militari polacchi fatti prigionieri dai russi nel 1939, che formarono nuove armate (attive in Italia nel 1944-45). La scoperta del massacro di Katyn, dove numerosi ufficiali polacchi erano stati trucidati dai sovietici, provocò la rottura delle relazioni tra il governo polacco di Londra e l’URSS (aprile 1943); si formarono così nella Resistenza polacca due schieramenti, uno pro- e l’altro antisovietico. La questione fu risolta in favore del primo (Comitato polacco di liberazione nazionale) dalla repressione dell’insurrezione di Varsavia (agosto-settembre 1944), nella quale la Resistenza non comunista fu annientata dai tedeschi grazie anche alla voluta inazione dell’Armata rossa ormai alle porte della città. In Iugoslavia la Resistenza fu molto attiva, ma anche profondamente divisa. Nell’estate 1941 si formarono i due schieramenti principali, i cetnici, nazionalisti serbi guidati dal colonnello Mihajlovic, e i partigiani di Tito, agli ordini di uno stato maggiore comunista ma comprendenti le più diverse componenti politiche ed etniche e fautori di una nuova unità paniugoslava. Mentre i cetnici, spinti dall’odio etnico e politico, finirono per collaborare con le potenze dell’Asse contro i titini, questi ultimi, sostenuti dagli Alleati, assunsero a partire dal 1943 un peso crescente nelle operazioni militari (e nei rapporti politici, con la formazione di un governo provvisorio), e contribuirono in misura notevole alla liberazione di Belgrado (ottobre 1944). In Grecia il contrasto tra Resistenza comunista e anticomunista si prolungò dopo la fine della guerra in una sanguinosa guerra civile. In URSS gruppi di Resistenza si formarono su ordine di Stalin nel luglio 1941, e furono presto inquadrati da responsabili del PCUS e sottoposti al comando supremo di militari a Mosca; essi svolsero un ruolo importante in Bielorussia e in Ucraina, sia durante l’offensiva dei nazisti che durante la loro ritirata.

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4. La Resistenza in Germania

In Germania l’ampiezza del terrore nazista e il vasto consenso al regime impedirono la formazione di movimenti di Resistenza analoghi a quelli di altri paesi. Forme di Resistenza furono la diffusione clandestina di materiale a stampa da parte di comunisti e socialdemocratici, o la protesta delle chiese contro gli eccessi del regime. Gruppi di Resistenza si organizzarono a partire dal 1938 soprattutto negli ambienti militari e conservatori, che allacciarono contatti con gli Alleati e tracciarono piani (non sempre di impronta democratica) per una Germania postnazista. Il più noto fu quello diretto dal generale Ludwig Beck e dall’ex borgomastro di Lipsia Carl Goerdeler, che organizzò il fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944. La tremenda repressione che ne seguì annientò il principale gruppo della Resistenza tedesca. Anche la rete della Resistenza comunista, nota come Orchestra rossa, si dimostrò sostanzialmente inefficace. [Lorenzo Riberi]

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