L'impero assiro

assiri L’apogeo dell’impero neo-assiro e il suo crollo (750-610 a.C.)

Fra il 705 e il 630 a.C., sotto i regni di Sennacherib (704-681 a.C.), Esarhaddon (680-69 a.C.) e Assurbanipal (668-31 a.C.), l’impero raggiunse la massima estensione territoriale e si venne a trovare a diretto contatto, oltre che con popolazioni “nuove” quali i medi, i cimmeri e gli arabi, con due grandi regni: l’Egitto, e l’Elam. All’interno invece il principale problema rimase quello del consolidamento della presenza assira in Babilonia. In un primo tempo, sotto il regno di Sennacherib, l’attività militare fu concentrata soprattutto in quest’ultimo settore con spietata brutalità: al termine di una lunga campagna, nel 689 a.C. Babilonia fu infatti distrutta e rasa al suolo. Con Esarhaddon la fase puramente repressiva lasciò il posto a un processo di relativa distensione, che si concretizzò nella ricostruzione di Babilonia e nella restituzione dei beni ai cittadini babilonesi. Nelle aree periferiche dell’impero intanto si fecero più pericolose le incursioni dei cimmeri e degli sciti; a oriente i mannei e i medi consolidarono la loro presenza, mentre l’Egitto attraversava un periodo di crisi sotto la debole dinastia etiopica. Nel tentativo di approfittare del nuovo contesto internazionale gli assiri recuperarono per breve tempo il controllo di Cipro e cercarono di inserirsi nella lotta per il potere in Egitto. Con il pretesto di sottrarre la Palestina a ogni residua ingerenza egiziana, nel 670 a.C. Esarhaddon intraprese una spedizione che lo portò sino a Menfi e che gli permise di stabilire temporaneamente l’egemonia assira sugli stati del delta del Nilo (già l’anno dopo tuttavia fu costretto a scendere nuovamente in Egitto, scosso da una prima ribellione contro i nuovi dominatori, e trovò la morte durante il viaggio). Il disegno egemonico sull’antico regno dei faraoni venne ripreso dal figlio Assurbanipal (il Sardanapalo dei greci): l’Egitto fu riconquistato e la dinastia etiopica scalzata, ma nel 663 a.C. gli assiri vennero definitivamente respinti e dovettero riconoscere l’impossibilità di estendere il loro controllo oltre la Palestina. Diverso fu l’esito del confronto con l’Elam. Dopo la nuova presa di Babilonia gli eserciti assiri dilagarono nei territori elamici e provocarono il crollo del regno elamita, suggellato dal saccheggio della capitale Susa nel 646 a.C. Gli ultimi anni del regno di Assurbanipal risentirono positivamente del ridimensionamento delle altre potenze mediorientali. Paradossalmente però proprio la crisi o la scomparsa degli stati limitrofi dotati di una forte organizzazione statale (l’Elam in primo luogo) espose l’impero neo-assiro alla pressione esterna di nuove popolazioni (dagli sciti ai cimmeri, dai mannei ai medi). Dopo la morte di Assurbanipal i figli non seppero gestire la difficile eredità paterna, e lo sgretolamento di quella che era stata la più razionale macchina militare e amministrativa del Medio Oriente fu assai rapido. Tra il 626 e il 623 a.C. la Mesopotamia meridionale e l’area orientale lungo il corso del Tigri sfuggirono al controllo assiro e passarono nelle mani del capo caldeo Nabopolassar, nuovo re di Babilonia; la Siria e la Palestina ritornarono invece nella sfera d’influenza egiziana. Dal 614 a.C. i medi, che già prima si erano schierati con Nabopolassar, penetrarono nei territori assiri e saccheggiarono la città di Assur; nel 612 a.C. un nuovo attacco dei medi e dei babilonesi distrusse anche la capitale Ninive; nel 610 a.C. fu la volta di Khorran, dove si era ritirato l’ultimo sovrano assiro Ashur-Uballit II. L’impero era ormai finito: furono allora i caldei di Babilonia, nella persona di Nabucodonosor, a inserirsi nel vuoto lasciato dalla scomparsa della compagine assira.