Roma nell’età dei re.

Roma antica Dalle origini alla monarchia

In una zona paludosa situata a sud del basso corso del fiume Tevere, attorno all’VIII secolo a.C., si erano andate aggregando alcune comunità di contadini: le due più importanti facevano capo l’una al villaggio di Alba Longa, l’altra agli insediamenti dei colli romani e soprattutto del Palatino dove, secondo una tradizione leggendaria posteriore, fu fondato il quadrato originario della futura città di Roma a opera dei gemelli Romolo e Remo. Dopo la fondazione, nel 754 o 753 a.C. secondo la cronologia tradizionale, Roma avrebbe guidato una lega di comunità latine, ben presto venuta in contrasto con la lega di Alba Longa e con gli insediamenti della popolazione dei sabini sui colli reatini. Dalla successiva fusione di Roma con queste due realtà etniche viciniori nacque molto probabilmente il primo consistente nucleo del futuro stato romano. I primi istituti di governo della nuova realtà statuale furono sicuramente monarchici, anche se la tradizione dei sette re e la relativa successione di figure emblematiche dei monarchi (Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo), che avrebbero gettato le basi della futura potenza di Roma, sono frutto di un’elaborazione posteriore. Corrisponde certamente a verità storica la dominazione degli etruschi su Roma nel VI secolo a.C., scaturita da una massiccia infiltrazione di elementi di tale etnia fra le classi dirigenti romane e rappresentata dagli ultimi tre re della tradizione. L’egemonia etrusca, che determinò decisivi mutamenti nella vicenda politico-istituzionale e socioculturale romana, si concluse in effetti sullo scorcio del VI secolo, in concomitanza con la crisi della potenza etrusca in Campania, e coincise con la fine della monarchia (509 a.C.).