Le isole Cicladi

Grecia antica Protostoria. L’età del bronzo e le migrazioni doriche

La presenza dei greci nella penisola ellenica è percepibile già al momento del passaggio dall’antico al medio elladico (2000-1800 a.C.) con la cosiddetta Grey Minian Ware, un tipo di ceramica che si ritiene rispecchi l’avanzata di genti indoeuropee costituenti il primo nucleo della popolazione greca di età storica. In corrispondenza con gli sviluppi del medio elladico le regioni del mondo egeo, come Creta, l’area cicladica e alcune terre del Vicino Oriente, entrarono tra loro in un fecondo rapporto di scambio culturale. Di particolare importanza fu l’apporto della civiltà minoica fiorita a Creta, dove intorno al 1900 a.C. emerse la civiltà palaziale, con i “primi palazzi” a struttura semplice, che successivamente a Cnosso e a Festo conobbero un notevole ampliamento (circa 1700 a.C.). La ceramica, le decorazioni parietali dei “secondi palazzi” e la diffusione dei sigilli mostrano una società altamente organizzata, con un potere centrale che si struttura in maniere sempre più complesse. La ricerca archeologica evidenzia il rapporto dei nuovi palazzi e dei loro porti con il territorio circostante, in cui si svilupparono centri abitati anche di una certa importanza. Tale civiltà si irradiò nell’Argolide, nelle Cicladi, a Citera, e soprattutto a Tera, grazie all’intensa pratica del mare da parte dei minoici, adombrata nella tradizione della talassocrazia di Minosse riportata dagli storici Erodoto e Tucidide. Nella metà del XV secolo un’improvvisa catastrofe, dovuta all’incursione degli invasori, o all’esplosione del vulcano di Tera, distrusse i grandi centri minoici, eccetto il palazzo di Cnosso, che, subito ripristinato, diventò il centro della civiltà micenea, caratterizzata da insediamenti palaziali in luoghi fortificati, che differiscono dai palazzi minoici per una struttura più chiusa e austera. L’eredità minoica sopravvisse al dominio dei micenei, ma come un patrimonio gestito da questi. Fu introdotto un tipo di scrittura (Lineare B) diversa da quella minoica (Lineare A): questi testi su tavolette d’argilla in lingua sicuramente greca, trovati soprattutto a Cnosso (circa 1400 o 1200 a.C.) e a Pilo in Messenia (circa 1200 a.C.), sono registrazioni di beni e persone relative a un breve periodo, che rivelano un’economia agraria nel quadro di uno stretto controllo del palazzo sulla comunità e sul territorio circostante, con un signore assoluto, cui sono sottoposti un comandante e un’aristocrazia di capi militari. Accanto all’agricoltura e all’allevamento, anche l’artigianato ebbe una funzione notevole per conto del palazzo, mentre l’interesse per la navigazione si evince dalla cura della difesa costiera, attestata nelle tavolette di Pilo. Gli oggetti d’oro, d’argento e d’avorio finemente lavorati, ritrovati un po’ dappertutto nel Mediterraneo e provenienti da Cnosso, Micene, Tebe e Tirinto, e l’espansione della ceramica micenea da Oriente a Occidente sono prova di un’intensa attività commerciale, finalizzata all’acquisto di materie prime, anzitutto dei metalli. A cause naturali sono da imputare le distruzioni (intorno alla fine del XIII secolo a.C.) dei palazzi di Tirinto, Iolco e forse anche di quelli di Micene e di Pilo: per questi ultimi gli incendi potrebbero essere addebitati all’opera distruttiva di invasori che la tradizione epica e storica riconosce nei dori. La penetrazione di queste nuove popolazioni indoeuropee appare come una conquista graduale, cui si accompagnarono forme di convivenza coi popoli preesistenti e di assimilazione della cultura precedente. Gli stessi poemi omerici, con il racconto della guerra di Troia (1194-84 a.C. secondo Eratostene) e la rappresentazione del mondo di Agamennone, Achille e Odisseo, forniscono l’immagine di una società che “dovette riorganizzarsi con nuove istituzioni e nuovi valori corrispondenti alla nuova situazione materiale e sociale, in cui gli immigrati erano un fattore con cui si dovevano fare i conti” (M.I. Finley). In connessione con l’arrivo dei dori nel Peloponneso si sostituì al bronzo a scopo militare il ferro, la cui maggiore disponibilità naturale rispetto al rame finì col far perdere prestigio agli antichi possessori e artigiani del bronzo, contribuendo a determinare una nuova temperie sociopolitica nell’ampia area delle regioni greche in cui si era insediato il nuovo gruppo dominante.