Gli Hittiti

hittiti Le principali tappe storiche: dall’antico regno all’“età oscura”

Divisi in un primo tempo fra una molteplicità di città stato caratterizzate da una forte conflittualità reciproca, con i regni di Khattushili I e di Murshili I gli hittiti portarono a termine tra il 1650 e il 1600 a.C. un processo di unificazione che era già incominciato precedentemente, ma che non possiamo ricostruire con certezza prima di allora. Con Khattushili la capitale hittita venne trasferita da Nesha a Khattusha, roccaforte posta nella zona settentrionale del regno di Khatti, in posizione dominante rispetto all’altopiano anatolico e tale da consentire un più incisivo controllo del confine settentrionale. In questa fase si costituì l’antico regno hittita i cui confini arrivavano a nord al Mar Nero, a sud-ovest alla piana di Konya e a sud-est alla catena del Tauro. Il successore di Khattushili, Murshili I, conquistò parte della Siria e giunse a saccheggiare la stessa Babilonia, dove rovesciò la dinastia amorrita (anche se era al di là delle sue possibilità tenere l’antica capitale della Mesopotamia, che passò poi sotto il controllo dei cassiti). Già dopo la morte di Murshili, però, la situazione dell’antico regno precipitò rapidamente, per cause interne ed esterne. Fra le prime vi furono in primo luogo le divisioni in seno alla classe dirigente e soprattutto alla corte, una costante della storia hittita dopo l’unificazione (e che sono da leggersi come una proiezione, negli ambienti regali, delle precedenti divisioni politiche fra le varie città stato). Logoratisi in lotte fratricide scatenate quasi sempre dal problema della successione, i sovrani che si insediarono sul trono di Murshili I persero, nel corso del XVI e del XV secolo a.C., tutte le acquisizioni territoriali realizzate fra il 1650 e il 1600 a.C. al di là dell’Anatolia centrale. Essi non poterono dunque opporsi al consolidarsi, ai loro confini, di avversari potenti (soprattutto il regno di Mitanni nell’alta Mesopotamia), mentre le tribù dei kaskei dal nord intensificavano le loro puntate negli stessi territori del regno di Khatti. L’antico regno precipitò così in una “età oscura” – il cosiddetto medio regno hittita – che raggiunse probabilmente il momento di massima crisi nella seconda metà del XVI secolo a. C, ma che, anche dopo l’“editto” di Telipinu e la sua “riforma” dei meccanismi di successione al trono, perdurò ancora almeno per tutta la prima metà del XV secolo a.C. Questa fase conobbe una temporanea ripresa intorno al 1450 a.C., quando Tudkhaliya II e il suo successore Arnuwanda I rilanciarono, sul piano politico e militare, il ruolo dello stato hittita nel contesto mediorientale, avviando anche un’importante opera di riorganizzazione interna. Ma alla fine del XV secolo a.C. il regno hittita fu nuovamente sottoposto a una serie di pressioni esterne e fu ridotto alla sola area anatolica centrale.