Il regno svedese

Svezia L’ascesa e il ridimensionamento della potenza svedese (XVI-XVII secolo)

Con Gustavo Vasa, salito al trono con il nome di Gustavo I (1523-60) e rivelatosi uno dei maggiori sovrani della storia svedese, iniziò un processo di rafforzamento del potere monarchico che proseguì per tutto il XVI e il XVII secolo. Fu particolarmente importante, in questo quadro, la proclamazione del luteranesimo come religione di stato, che consentì la confisca dei beni ecclesiastici a vantaggio della corona e il drastico ridimensionamento dell’importanza politica del clero. A ciò si aggiunse il ridimensionamento del patrimonio dell’aristocrazia (già notevolmente indebolita dalla lotta contro i danesi) e il riconoscimento dell’ereditarietà della corona per linea maschile, con diritto di primogenitura. Una riprova del consolidamento interno del paese fu, poco dopo la metà del XVI secolo, l’inserimento della Svezia nella lotta per il predominio sul Baltico. Nel 1558 la Svezia entrò nella guerra di Livonia, occupando l’Estonia (1559). Erik XIV (1560-68) e Giovanni III (1568-92) proseguirono l’opera di rafforzamento delle strutture centrali e continuarono il moto di espansione verso est, concretizzatosi nel riconoscimento della sovranità svedese sull’Estonia, sull’importante città portuale di Narva, sull’Ingria e sulla Carelia (1582). Falliti, per l’opposizione interna, due tentativi di restaurazione del cattolicesimo attuati da Giovanni III e dal figlio Sigismondo III, la corona passò a Carlo IX (1604-1611), che ricompattò intorno alla monarchia e al luteranesimo le forze nazionali e riprese le ostilità con la Russia, la Polonia e la Danimarca. Gli anni di regno di Gustavo II Adolfo (1611-32) e poi della figlia Cristina (1632-54) rivelarono allora non solo l’assoluta preminenza assunta dalla Svezia nel nord Europa, ma anche le sue ambizioni a livello continentale. Fondamento di tali ambizioni erano un esercito animato da forte spirito nazionale in cui spiccavano l’artiglieria e la cavalleria, una notevole disponibilità di materie prime, un’efficiente burocrazia e la presenza di uno statista di primo piano come Oxenstierna. Conclusi quindi i conflitti con la Danimarca (1613) e con la Russia (1617), Gustavo Adolfo ottenne il riconoscimento della sovranità svedese su Finlandia, Carelia, Ingria ed Estonia. Con la pace di Altmark (1629) sottrasse infine alla Polonia la Livonia e parte della Prussia. Il successivo intervento nella guerra dei Trent’anni (la cosiddetta “fase svedese”) con le grandi vittorie di Lipsia e Breitenfeld (1631) e poi di Luetzen (1632), consentì alla Svezia di ottenere, con i trattati di Vestfalia (1648), la Pomerania occidentale, parte del Meclemburgo, i vescovati secolarizzati di Brema e Verden e un’importante presenza nella Dieta imperiale. Intorno alla metà del XVII secolo, dopo l’uscita di minorità della regina Cristina (1644), si iniziò a registrare un orientamento verso l’assolutismo monarchico, che divenne ancora più evidente nella seconda metà del secolo. Durante il regno di Carlo X (1654-60) furono imposti nuovi gravami fiscali alla grande nobiltà, che fu inoltre costretta a restituire almeno in parte le terre demaniali di cui si era impadronita durante la minorità della regina. In quegli stessi anni (1655-60) la Svezia si oppose, nella prima guerra del Nord, alla Polonia (sul cui trono regnava il ramo polacco dei Vasa), ottenendo così la Livonia e ponendo fine alle pretese polacche sul trono svedese (pace di Oliva, 1660). Sempre nel 1660 la pace di Copenaghen concluse temporaneamente la lotta contro la Danimarca (iniziata nel 1657), riconoscendo alla Svezia il possesso della Scania. Con il lungo regno di Carlo XI (1660-97) trionfò infine l’assolutismo monarchico, di cui è documento esemplare la Dichiarazione di sovranità del 1693. Fu allora ulteriormente ridotto il potere politico della grande nobiltà, furono riorganizzate le finanze e potenziati l’esercito e la flotta. Con queste premesse la Svezia riprese, durante il regno di Carlo XII (1697-1718), i suoi disegni egemonici sull’Europa settentrionale, impegnandosi nella seconda guerra del Nord (1700-21). In un primo tempo gli eserciti svedesi rivelarono la loro netta superiorità rispetto alle forze messe in campo dalla coalizione composta da Danimarca, Polonia e Russia, inducendo immediatamente la Danimarca a ritirarsi dalla lotta (1700) e riuscendo a porre Stanislao Leszczynski sul trono polacco (1704). Nei confronti della Russia tuttavia, dopo alcuni successi iniziali (battaglia di Narva, 1700), il sovrano svedese compì un grave errore tattico, decidendo l’attacco frontale nell’inverno 1707. Le forze di Pietro il Grande sconfissero allora definitivamente gli svedesi nella battaglia della Poltava (1709). La pace di Stoccolma (1720) costrinse la Svezia a cedere territori importanti sulla riva meridionale del Baltico (i ducati di Brema e di Verden all’Hannover; le isole Usedom e Wollin alla Prussia; l’isola di Rugen e il controllo dello stretto di Sund alla Danimarca). La pace di Nystad (1721) con la Russia determinò la perdita di Estonia, Livonia, Ingria, parte della Carelia e della Finlandia. La Svezia fu così definitivamente sconfitta nelle sue ambizioni di grande potenza e fu ridotta al rango di paese di secondo piano. La Russia di Pietro il Grande divenne invece la potenza egemone dell’Europa settentrionale.