I Paesi Bassi nel 1579

Paesi Bassi Gli inizi dell’età moderna

Filippo I il Bello d’Asburgo, re dei Paesi Bassi dal 1482 al 1506, attuò una politica di tolleranza e di rispetto per le libertà e i privilegi di cui godevano tradizionalmente le città fiamminghe. Alla sua morte, dopo un periodo di reggenza tra il 1506 e il 1515, sui Paesi Bassi regnò il figlio Carlo, dal 1516 anche re di Spagna e dal 1519 imperatore come Carlo V. Con la conquista della Frisia, della Gheldria e di Utrecht, egli portò a compimento la formazione dei Paesi Bassi – che nel 1548 risultavano articolati in 17 province – avviando nel contempo la costituzione di un apparato amministrativo centralizzato. In questo stesso periodo si diffusero rapidamente nel paese l’anabattismo e soprattutto il calvinismo, di fronte ai quali Carlo V, pur nella sua veste di difensore del cattolicesimo, non adottò atteggiamenti persecutori. La situazione si aggravò quando, nel 1555, Carlo V abdicò, lasciando i Paesi Bassi al figlio Filippo II, re di Spagna: questi infatti, con la sua politica di intransigente difesa del cattolicesimo introdusse nel paese l’Inquisizione. Il forte centralismo e il pesante sfruttamento delle risorse dei Paesi Bassi provocarono aspri contrasti con la Spagna, che si trasformarono ben presto in aperta rivoluzione. Nel 1566 esplose la rivolta degli elementi popolari protestanti, che compirono atti di violenza contro chiese e monasteri cattolici. Nel 1567 la stessa Margherita d’Asburgo, governatrice dei Paesi Bassi in nome di Filippo II, fu emarginata e il potere fu affidato al duca d’Alba, che instaurò nel paese un regime di terrore. La resistenza contro gli spagnoli si organizzò intorno a Guglielmo di Orange-Nassau; i rivoltosi furono sprezzantemente definiti dagli spagnoli gueux, ovvero pezzenti. Nel 1572 i gueux de la mer, appoggiati dai corsari inglesi, riportarono importanti vittorie ad Alkmaar e nello Zuiderzee. Dopo che il duca d’Alba fu sostituito dal nuovo governatore don Luis de Requesens, le forze di Guglielmo riuscirono a penetrare nei Paesi Bassi dalla Germania. I saccheggi e le violenze delle truppe spagnole ammutinatesi nel settembre 1576 convinsero la popolazione dei Paesi Bassi, l’8 novembre 1576, a giungere alla “Pacificazione di Gand” con cui cattolici e protestanti ritrovarono temporaneamente la propria unità e concordarono la richiesta di ritiro delle truppe spagnole, di una politica di tolleranza religiosa e del riconoscimento di un’assemblea rappresentativa. Il nuovo governatore don Giovanni d’Austria dovette accettare, con l’Editto Perpetuo del 12 febbraio 1577, queste condizioni. Il fronte antispagnolo rivelò però ben presto le sue contraddizioni per la diversità degli interessi fra le province del nord, a maggioranza calvinista, e quelle del sud, prevalentemente cattoliche. Alessandro Farnese, governatore dei Paesi Bassi dal 1578, ben comprendendo questa situazione, unì abilmente all’azione militare un’iniziativa diplomatica volta a dividere le due zone del paese. Il successo della sua politica portò, il 6 gennaio 1579, alla formazione della Confederazione di Arras da parte delle province cattoliche meridionali, cui quelle protestanti opposero, il 23 gennaio dello stesso anno, l’Unione d’Utrecht, comprendente Zelanda, Olanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia, Groninga e la città di Anversa. Il 26 luglio 1581, con il “Manifesto dell’Aja”, gli Stati generali delle province settentrionali proclamarono la decadenza della monarchia spagnola e la nascita di una repubblica delle Province Unite indipendente dalla Spagna, la cui storia sarebbe stata poi nettamente diversa da quella delle province meridionali. Nonostante i brillanti successi militari conseguiti da Alessandro Farnese (1582 e 1584) e l’uccisione di Guglielmo I (1584) le Province Unite, strutturate secondo un modello federativo, riuscirono a trovare in Maurizio di Nassau una salda guida politica e ottennero l’appoggio militare inglese sul mare contro gli spagnoli.