La Cina nei secoli XVI-XVIII

Cina La catastrofe del dominio mongolo

Per novant’anni i mongoli inflissero alla Cina un duro dominio, estraneo ai meccanismi economici del grande impero. Gli Han furono sottoposti, soprattutto nel sud, a discriminazioni razziali e privati dell’uso degli strumenti in ferro. Ne derivò una profonda crisi economica, con continue catastrofi dovute all’abbandono del sistema idrico e gravi carestie, anche quando i mongoli cercarono di far proprio il sistema di governo e di produzione dei cinesi. L’uso dissennato della carta moneta contribuì a innestare una spirale inflazionistica a fronte di una produzione calante. Alla metà del XIV secolo erano quindi chiari i prodromi della grande rivolta degli Han che avrebbe unito, di fronte agli stranieri, la classe dirigente e le masse contadine. L’invasione mongola investì l’intera Asia orientale (ma anche le grandi società stanziali dell’Asia occidentale, dall’Iraq, all’Iran all’India): oltre alla Cina fu conquistata la Corea, mentre il Vietnam oppose una disperata resistenza, riuscita alla fine vittoriosa. Il Giappone si salvò per una provvida tempesta di “venti sacri” (kamikaze) che distrusse la flotta dei cavalieri della steppa. Ovunque la conquista e la dominazione mongola comportarono un catastrofico disinvestimento di ricchezza, del quale fu vittima soprattutto la Cina. Il merito, normalmente attribuito ai mongoli, di aver creato tra Europa e Asia orientale un importante canale di comunicazione per gli scambi scientifici e tecnologici, in effetti contribuì a impoverire la Cina perché attraverso quel canale fu esportata in Europa, ma a solo beneficio dei capi tribù mongoli, una quantità importante di beni d’alto valore intrinseco prodotti in Cina.