Bodin, Jean

(Angers 1529 o 1530, † Laon, Aisne, 1596). Giurista e filosofo politico francese. Al servizio della monarchia francese durante il periodo delle guerre di religione, aderì al partito dei politiques, che sosteneva la necessità di una forte autorità regia al di sopra delle parti per ristabilire l’ordine e la concordia civile. Nella Risposta al paradosso del signor di Malestroict circa il rincaro d’ogni cosa e il modo di porvi rimedio (1568) intervenne nel dibattito sull’inflazione del secolo. Alla spiegazione di Malestroict, che attribuiva il rincaro dei prezzi allo svilimento del metallo delle monete dovuto a scelte finanziarie dei sovrani, oppose la propria convinzione che causa dell’inflazione fosse il grande afflusso di metalli preziosi dalle colonie spagnole in America, argomentando che l’oro e l’argento non sfuggono alla regola per cui la grande offerta di un bene ne provoca il deprezzamento. Nell’opera principale, I sei libri sulla repubblica (nel senso di “cosa pubblica”), del 1576, diede un fondamento teorico alla monarchia assoluta e alla dottrina della sovranità. Sostenne che il re, in quanto sovrano e non come persona privata, è superiore alle leggi (“legibus solutus”) e può modificarle ogni qual volta lo ritenga opportuno per il bene pubblico, con l’unico limite del rispetto delle leggi divine e naturali. Ritenne implicito nel concetto stesso di sovranità il suo carattere assoluto, unico e indivisibile, poiché ogni limite o condizionamento trasferirebbe la vera sovranità a colui che pone i limiti e le condizioni. Affermò che il fine dell’esercizio del potere sovrano è l’instaurazione di uno stato di diritto (o “monarchia legittima”) che, nel rispetto di Dio e della natura, imponga il dominio della legge in ogni ambito della vita civile: condizione indispensabile per il trionfo dell’equità, della pace e della sicurezza dei cittadini. Tra le leggi divine e naturali comprese il diritto di proprietà e il rispetto dei rapporti privati tra gli individui, garantendo alla società civile una certa autonomia dalla sfera politica delle pubbliche decisioni. Definì tirannica una monarchia che negasse ai sudditi la libertà naturale e la proprietà. Nel Colloquium Heptaplomeres de abditis rerum subtilium (1857, postumo) sostenne il principio della tolleranza religiosa, nella convinzione che le differenze tra le chiese non inficino la comune e naturale ricerca della divinità.