Blanqui, Louis Auguste

(Puget-Théniers 1805, † Parigi 1881). Pensatore e uomo politico francese. Svolse per tutto il corso della sua vita un’incessante attività cospirativa, che gli costò più di trent’anni di carcere. Ricollegandosi alle correnti più radicali della Rivoluzione francese (da Saint-Just a Babeuf e F. Buonarroti) e alla tradizione del giacobinismo e neogiacobinismo, diede grande rilievo al ruolo delle minoranze rivoluzionarie coscienti e organizzate. Grazie alla loro opera infatti – decisiva soprattutto al principio del processo rivoluzionario – il proletariato avrebbe dovuto conquistare il potere politico e stabilire la propria “dittatura”. Affiliato alla carboneria (1824), Blanqui fu uno dei più importanti dirigenti delle società segrete repubblicane e socialiste sorte durante il regno di Carlo X (1824-30). A capo della Società delle stagioni con A. Barbès, nel maggio 1839 tentò di fomentare l’insurrezione di Parigi, provocando una dura repressione e l’esodo di molti rivoluzionari (in particolare tedeschi, riuniti nella Lega dei giusti, che andarono a Londra). Nel corso degli anni Quaranta l’influenza del pensiero di Blanqui crebbe ed egli divenne il principale esponente dell’opposizione socialista al regime di Luigi Filippo. Guidò le manifestazioni operaie del 1848 e, dopo l’insurrezione degli operai parigini degli ateliers nationaux, fu posto a capo (insieme a Blanc) di un governo socialista subito sciolto dall’esercito. Rimase quasi sempre in carcere o all’estero durante gli anni del Secondo Impero e poi della Comune (fu amnistiato solo nel 1879). Il blanquismo costituì tuttavia un punto di riferimento importante per i comunardi e, più in generale, per la storia successiva del socialismo e del comunismo.