Berlinguer, Enrico

(Sassari 1922, † Padova 1984). Uomo politico italiano. Aderì nel 1943 al Partito comunista divenendo segretario della sezione giovanile di Sassari. Dal 1949 al 1956 fu segretario nazionale della Federazione giovanile comunista. Nel 1960 fu nominato da P. Togliatti responsabile dell’organizzazione nazionale. Deputato dal 1968, in quello stesso anno fu eletto vicesegretario del partito, allora diretto da L. Longo. Nel 1972 divenne infine segretario del PCI. Lanciò nel 1973 la linea del “compromesso storico” tra comunisti, socialisti e cattolici, inteso come mezzo per aprire la strada al socialismo e nel 1974-77 divenne uno dei più autorevoli fautori dell’“eurocomunismo”, basato sull’idea di una “terza via” tra socialismo sovietico e socialdemocrazia, raccogliendo grandi consensi elettorali alle elezioni amministrative del 1975 e a quelle politiche del 1976. In un paese dilaniato dal terrorismo di destra e di sinistra, dopo il rapimento e l’assassinio di A. Moro a opera delle Brigate rosse (1978) fu uno dei principali artefici del governo di “solidarietà nazionale” (marzo 1978 – gennaio 1979) che, guidato da G. Andreotti, sancì l’ingresso del PCI nella maggioranza parlamentare. Fu un aspro avversario del nuovo corso socialista guidato a partire dal 1976 da B. Craxi e il suo indirizzo programmaticamente riformista. Dopo il rapido esaurimento della politica di solidarietà nazionale, al principio degli anni Ottanta propose la linea di “alternativa democratica” alla DC, che però non ottenne successo e, di fronte al dilagare della corruzione pubblica, agitò fortemente la “questione morale”. Durante la sua segreteria, il PCI assunse una posizione sempre più critica verso la politica sovietica, accettando nel 1976, con una svolta profonda, la NATO, pur senza rompere i legami con l’URSS. Consolidò ulteriormente tale posizione all’indomani della crisi in Polonia del 1981, quando il generale Jaruzelski impose la legge marziale e sciolse il sindacato di Solidarnosc.