Berija, Lavrentij Pavlovic

(Mercheuli, Georgia, 1899, † Mosca 1953). Uomo politico sovietico. Dopo una lunga militanza nella polizia sovietica e importanti incarichi politici, fu messo a capo nel 1938 della NKVD, la potente polizia politica che nel 1934 aveva sostituto la GPU. Con quella carica, che gli permetteva di controllare tutta la macchina giudiziaria, fu interprete della politica repressiva di Stalin: operò sanguinose “purghe” nel partito e negli apparati dello stato, mantenendo con pugno di ferro l’ordine interno durante la seconda guerra mondiale (1939-45). Dopo il 1945 diresse la “russificazione” violenta dei territori appena conquistati (Paesi baltici e Polonia orientale) senza arrestarsi di fronte alle deportazioni di massa. A lui venne affidata la supervisione della rete dei campi di lavoro, i gulag, nei quali finivano gli oppositori di Stalin. Per lunghi anni fu uno degli uomini più potenti dell’URSS e il suo nome divenne il simbolo del terrore staliniano. La morte del dittatore ne segnò la fine: nel dicembre del 1953 fu condannato a morte e fucilato.