Bentham, Jeremy

(Londra 1748, † ivi 1832). Filosofo e giurista inglese. Ostile agli schemi del giusnaturalismo, fu uno dei principali teorici dell’utilitarismo. Di famiglia benestante e conservatrice, dopo l’incontro con James Mill nel 1808 si avvicinò al movimento radicale inglese, divenendone l’ideologo. Con la sua opera l’utilitarismo assunse le fattezze del radicalismo filosofico, con le quali fu condotta la battaglia per la riforma legislativa, parlamentare ed elettorale culminata nel Reform Bill del 1832. Tra le sue opere il Frammento sul governo (1776), l’Introduzione ai principi della morale e della legislazione (1789) e la Difesa dell’usura (1787), una professione di fede, quest’ultima, in un liberismo a oltranza pensato sulla traccia delle teorie di Adam Smith. La fama di Bentham si fonda sul suo magistero utilitarista e sulle opere pubblicate postume dai discepoli: soprattutto i Trattati di legislazione civile e penale e gli undici volumi delle Opere (1838-43), tra cui il nono è dedicato alla riforma del Codice costituzionale. Bentham è ritenuto, dopo T. Hobbes e prima del suo allievo J. Austin, il massimo rappresentante del positivismo giuridico inglese. Secondo il principio d’utilità da lui formulato “il retto e appropriato fine del governo, in ogni società politica, è la massima felicità di tutti gli individui che la compongono o, in altri termini, la massima felicità del maggior numero”. Il regime che lo può realizzare, ossia la miglior forma di governo, è la democrazia rappresentativa, in cui le leggi sono applicate tramite un calcolo del piacere, che Bentham svolge nei minimi particolari. È questa la parte più macchinosa e caduca del suo pensiero, basata sull’illusoria possibilità del calcolo della massima felicità a partire dalla serie infinita dei piaceri individuali e da parametri quali la loro intensità, durata, certezza e così via. Da filantropo, Bentham elaborò e finanziò un progetto di riforma penale, il “Panopticon”, una prigione modello all’insegna dell’efficienza e della moralità del recupero del criminale. Egli riteneva che tale modello fosse applicabile anche alle fabbriche e ai collegi.