Belize

Stato attuale dell’America centrale. Terra d’origine (assieme al Guatemala) della popolazione maya, l’attuale Belize conobbe un periodo di grande fioritura nel periodo classico della civiltà maya (IV-IX secolo d.C.). Con lo spostamento del baricentro dell’impero verso lo Yucatán i vecchi centri cerimoniali furono progressivamente abbandonati e l’intera regione decadde: al momento della colonizzazione europea era praticamente disabitato. Possedimento spagnolo fin dagli inizi del XVI secolo, non venne sfruttato per un lungo periodo, anche per il carattere inospitale delle sue coste. Nel secolo XVII divenne una base per i filibustieri inglesi e francesi che fondarono la città di Belize; fu quindi occupato da coloni inglesi provenienti dalla Giamaica, che vi si insediarono attirati dalla possibilità di sfruttarne le risorse forestali, in particolare il legno di mogano fino ad allora monopolio della Spagna. Quest’ultima cercò ripetutamente, ma senza successo, di riacquistare il controllo del territorio ricorrendo ora alla diplomazia ora alla forza; il conflitto ebbe termine nel 1798, quando i coloni inglesi, aiutati dai loro schiavi, respinsero un massiccio attacco navale da parte degli spagnoli, mettendoli in rotta. Da allora definitivamente sotto il controllo britannico, l’attuale Belize divenne formalmente colonia nel 1862, con il nome di Honduras britannico, e colonia della Corona nel 1871. Ottenne l’autonomia nel 1964 e solo nel 1981, ultima tra le colonie inglesi sul continente americano, la piena indipendenza, ritardata da rivendicazioni territoriali avanzate dal Guatemala, che tuttora non ha riconosciuto il nuovo stato. Il Belize si è dato un governo parlamentare ed è membro del Commonwealth britannico. I maggiori partiti che si alternano alla guida del paese sono il Partito unificato del popolo (PUP) e il Partito democratico unificato (UDP). Nelle elezioni del 1984 il PUP del primo ministro George Cadle Price, al potere dal 1954, perse la maggioranza a favore dell’UDP il cui leader, Manuel Esquivel, assunse la guida del governo. Questi, andato al potere come l’uomo che avrebbe avviato a soluzione la controversia con il Guatemala, alla conferenza tripartita di Miami tra Belize, Gran Bretagna e Guatemala (1987), rifiutò un compromesso ispirato dagli Stati Uniti per ragioni di politica interna. L’aggravarsi della crisi economica e la crescente disoccupazione finirono con l’alienargli il consenso popolare. Le elezioni generali del 1989 diedero la vittoria al partito di Price, il quale tornò ad occupare il posto di primo ministro. Nel 1990, una delegazione guidata da quest’ultimo si incontrò a Roatán, nell’Honduras, con il presidente del Guatemala in un clima di cordialità, che aprì nuove prospettive per un accordo sulla questione territoriale. L’indipendenza del Belize fu infine riconosciuta dal Guatemala nel 1992. Nonostante la progressiva normalizzazione della situazione, sancita dall’ingresso del Paese nell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) nel 1991 e dal ritiro della presenza militare britannica nel 1994, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, la questione territoriale con il Guatemala riesplose. In seguito a un accordo preliminare risalente al 2005, nel 2008 i due Paesi decisero quindi di sottoporre la controversia alla Corte Internazionale di Giustizia. Sul piano interno, le elezioni nazionali del 2008 registrarono, dopo un decennio di governo del PUP e la doppia rielezione di Said W. Musa (1998 e 2003), la vittoria dell’UDP guidato da Dean Barrow, che divenne il primo uomo di colore a ricoprire l’incarico di primo ministro. Nonostante il progressivo consolidamento delle istituzioni democratiche, le dinamiche politiche interne risultano tuttora fortemente condizionate dagli Stati Uniti.