Bebel, August

(Colonia 1840, † Passugg, Svizzera, 1913). Uomo politico tedesco. Mastro tornitore e autodidatta, si avvicinò al movimento operaio nel 1861, abbracciando il socialismo per impulso di Wilhelm Liebknecht. Insieme a questi, fu il fondatore nel 1867 del Partito popolare di Sassonia e nel 1869, a Eisenach, del Partito operaio socialdemocratico, di orientamento marxista. Fu membro del parlamento della Confederazione del nord tra il 1867 e il 1869 e quindi del Reichstag dal 1871 al 1881 e dal 1883 al 1913. Fiero oppositore di Bismarck, fu accusato con Liebknecht di alto tradimento e di lesa maestà nei confronti dell’imperatore Guglielmo I per aver criticato, all’indomani della guerra franco-prussiana (1870-71), l’annessione dell’Alsazia-Lorena e per aver celebrato la Comune di Parigi (1871). Rimase in carcere dal 1872 al 1874. Dotato di grandi capacità organizzative e di qualità carismatiche e stimato da Marx ed Engels, dopo il congresso di Gotha e la fusione con l’Associazione generale degli operai di F. Lassalle (1875), e in seguito alla morte di Liebknecht (1900), restò fino al 1913 il capo indiscusso (il “Bismarck rosso”) del Partito socialdemocratico tedesco, con una straordinaria popolarità in seno al movimento operaio nazionale e alla Seconda Internazionale. Nel 1891 diede un importante contributo all’elaborazione del programma di Erfurt, che segnò l’adesione della socialdemocrazia tedesca al marxismo. Ostile al revisionismo teorico di E. Bernstein e alle posizioni della sinistra radicale, cercò di appianare la profonda spaccatura tra riformisti e rivoluzionari all’interno del partito. Intorno al 1907-1908, tuttavia, si spostò su posizioni di riformismo pratico, proclamando il carattere “nazionale” del partito e assecondando la svolta moderata della maggioranza della socialdemocrazia e dei sindacati seguita alla pesante sconfitta elettorale del 1907. Fu autore di varie opere, tra cui il fortunatissimo La donna e il socialismo (1883), e di un’autobiografia in tre volumi, Dalla mia vita (1910-14).