Basilicata

Regione della repubblica italiana. Abitata fin dal paleolitico, fu colonizzata nell’VIII secolo a.C. dai greci, che ne occuparono le zone costiere e fondarono centri come Metaponto, Eraclea e Siris. Tra il VII e il V secolo a.C. alle comunità elleniche si aggiunse, soprattutto nell’interno, il popolo osco-sabellico dei lucani, da cui derivò l’antico nome di Lucania, che i romani diedero alla regione. Dopo la dominazione romana (dal III secolo a.C. al V d.C.), nei secoli medievali fu contesa e conquistata di volta in volta dagli ostrogoti (V secolo), da bizantini e longobardi (VI secolo), dai normanni (che posero la capitale a Melfi nel 1130), dagli svevi (Federico II stabilì a Melfi le sue Costituzioni nel 1231), dagli angioini (dal 1266), dagli aragonesi (dal 1442). Nel 1504 passò con il regno di Napoli sotto l’egemonia spagnola, alla quale la popolazione si ribellò vanamente nel 1647-48 (contemporaneamente alla rivolta napoletana di Masaniello). Nel XVIII secolo seguì le vicende dell’Italia meridionale, passando sotto il dominio asburgico (1714) e poi dei Borbone (1738). Zona rurale e povera, anche per la sua natura prevalentemente montuosa, arretrata tecnicamente e socialmente, durante la breve esperienza della repubblica partenopea contribuì alla reazione sanfedista (1799). Dopo l’unificazione italiana, fu per anni interessata dal fenomeno del brigantaggio (1861-65). Nei decenni successivi, soprattutto negli anni della grande depressione (1873-96) e della crisi cerealicola, perse un centinaio di migliaia di abitanti per le emigrazioni all’estero o verso le regioni più industrializzate del paese. Non bastarono a risolvere i problemi economici né l’interessamento di Zanardelli, dalla cui inchiesta scaturì un progetto, inapplicato, di sviluppo della regione (1904); né la riforma agraria di De Gasperi (1950), che redistribuì le terre dei latifondi creando numerose piccole proprietà; né la parziale industrializzazione, con la creazione degli stabilimenti dell’ENI a Ferrandina o della Fiat a Melfi: la popolazione continuò a emigrare, soprattutto nel ventennio tra il 1950 e il 1970, quando 200.000 persone abbandonarono la regione, lasciando alcune aree in una situazione di spopolamento. Il reddito pro capite è tuttora tra i più bassi d’Italia.