Aureliano, Lucio Domizio

(Pannonia inferiore 212 circa, † Cenofrurio 275). Imperatore romano dal 270 al 275. Di umile famiglia, entrò nell’esercito alla fine dell’età severiana e percorse con successo l’intera carriera militare fino a raggiungere i più elevati comandi dell’esercito sotto gli imperatori Valeriano, Gallieno e Claudio II il Gotico. Verso il 260, allorché una nuova invasione germanica superò la frontiera danubiana, guidò la cavalleria romana contro i barbari. Conservò l’incarico di comandante supremo della cavalleria anche quando, assassinato Gallieno nel 268, Claudio assunse il trono. Dopo la morte di Claudio (270) e l’effimero regno di Quintilio, durato solo tre mesi, fu acclamato imperatore dalle truppe. Egli si pose subito il duplice obiettivo di arginare le invasioni barbariche e di ricomporre l’unità dell’impero. Sconfitti i germani nella pianura padana, ritornò a Roma, dove fece costruire una nuova, poderosa cerchia di mura. Nel 271, dopo aver nuovamente battuto i goti presso il Danubio, pensò fosse opportuno abbandonare la Dacia nelle mani degli stessi goti e riportare al di qua del fiume la frontiera dell’impero. Nello stesso anno organizzò una campagna militare contro l’impero autonomo di Oriente. Le sue truppe sconfissero l’esercito della regina Zenobia, che regnava sullo stato autonomo d’Oriente, e ne assediarono la capitale Palmira, che cadde e fu distrutta nel 272. Circa un anno dopo Aureliano riconquistò anche l’impero delle Gallie. Grazie a tale successo diplomatico prima che militare, la divisione dello stato imperiale venne per il momento superata. L’opera di restaurazione di Aureliano proseguì anche all’interno con il fine principale di restituire prestigio alla figura dell’imperatore. La sua politica si fondava su un rapporto privilegiato con l’esercito, ulteriormente cementato dalla adesione di Aureliano al culto del Sole Invitto, ampiamente diffuso fra i soldati e imposto come religione comune dell’impero. Aureliano tentò poi una riforma monetaria che intendeva favorire i ceti meno abbienti; prese inoltre una serie di provvedimenti che dovevano assicurare il regolare approvvigionamento dei generi di prima necessità alle popolazioni cittadine e in particolare al popolo di Roma. Non riuscì però a portare a termine la sua opera: nel 275 fu assassinato mentre si accingeva a condurre una spedizione contro i persiani. Nel frattempo era stato insignito dal senato del significativo titolo di Restitutor Orbis. Lo stesso senato dopo la morte lo proclamò Divus. Gli succedette l’anziano senatore Tacito.